Brugnaro: «Il mercato cambia. Normale che qualcuno chiuda l'attività»
MESTRE. Da una parte l’evoluzione del mercato che cambia e richiede aggiornamento continuo, dall’altra un certo tipo di commercio rimasto legato a vecchi schemi che non pagano più. Se ci mettiamo sopra il cambio generazionale, la frittata è fatta.
Il sindaco Luigi Brugnaro, in veste di assessore al commercio del Comune, ragiona su quelle che sono le motivazioni che hanno portato una fetta di attività economiche a chiudere, lasciando sguarniti pezzi di città. Lo fa attraversando la piazza e percorrendo via Palazzo prima di arrivare in municipio. Lo sguardo è ottimista, perché la città sta cambiando e le operazioni in atto, dall’M9 all’Università agli alberghi alla riqualificazione di servizi e funzioni (vedi alla voce nuova anagrafe in via Palazzo e restyling del mercato coperto), sono occasioni da cogliere e che chi è lungimirante non si deve lasciar sfuggire. Parola di primo cittadino.
«Dobbiamo costruire una mentalità imprenditoriale» spiega, «una parte di commercianti sono rimasti fermi, legati a vecchi modi di fare, mentre ci sono giovani stracarichi di voglia di fare». Il sindaco porta l’esempio della delibera sui funghi caloriferi prima vietati ed oggi consentiti. «L’ho fatta un anno fa», dice guardando i bar della piazza Ferretto «li abbiamo autorizzati e lo abbiamo comunicato a tutte le categorie, ma qualcuno ha obiettato che comunque. Il mondo cambia e serve aggiornarsi, fare un po’ di bang marketing, senza dimenticare che per sua natura il mercato evolve». E prosegue: «Stiamo facendo molto, perché la città cambia, si è modificato il tipo di clientela ed è ovvio che alcuni negozi non tirino più. La dimostrazione di questa trasformazione è che i prezzi degli affitti aumentano anziché calare, così come il valore immobiliare».
Brugnaro cita esempi virtuosi, come i nuovi esercizi di via Palazzo. Che in alcune vie ci siano negozi chiusi non è una novità, secondo il sindaco con delega al commercio, del resto se i palazzi sono vuoti da anni non potrebbe essere altrimenti. «C’è un cambio generazionale: ci sono giovani con una carica dirompente che hanno aperto da poco, c’è chi lavora bene da decenni e c’è una parte di mortalità intrinseca al mondo delle imprese che fa parte del gioco e del rischio». Ricetta? «Sono anni che non investiamo in immobiliare: bisogna migliorare case, edifici, far diventare la piazza un salotto, portare Mestre ad essere il centro della città moderna come in tutte le grosse capitali, vedi Lisbona. Oggi dove sta il centro moderno a Mestre? Dobbiamo costruirlo mediante progetti come l’M9 e operazioni di privati, adesso sono fiducioso e certo che si partirà anche all’ex Umberto I con qualche idea positiva a cui daremo il via libera».
Conclude: «La città è più accessibile, sono state tolte le Ztl, in centro si arriva, dobbiamo smontare quella idea che a Mestre è difficile entrare. La gente deve trovare convenienza a venire qui e fare attività, il commercio deve essere così bello che uno di Mogliano se dovrà scegliere vado a Mestre o a Treviso non avrà dubbi e un residente di Noale indeciso se andare a Padova o dirigersi a Mestre verrà sicuramente qui».
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