Brugnaro giura da sindaco: «Rispondo solo ai cittadini: potranno farmi del male, ma vado avanti»

VENEZIA . «Giuro di onorare lealmente la Costituzione italiana». Tradisce emozione la voce del sindaco Luigi Brugnaro quando recita la formula di rito. È il momento solenne del suo insediamento. Dalle 15.45 di giovedì 2 luglio è a tutti gli effetti il nuovo sindaco della città. Ma l’emozione dura solo un attimo.
Poi il sindaco attacca e parla come un torrente in piena per 45 minuti. Ringraziamenti e pillole di programma. Parole d’ordine e annunci strategici. Ma anche decisioni comunicate in diretta. Come l’abolizione dell’orologio marcatempo nell’androne di Ca’ Farsetti. Istituito qualche anno fa dopo episodi di truffa e uscite prima dell’orario. «Ci vogliamo fidare dei nostri dipendenti», dice, «se movemo insieme e andemo lontano».
Un mix di retorica e slogan in stile sportivo che piace e riscuote applausi dalla clac a fondo aula. Il sindaco si presenta in aula con un fermacravatte in merletto di Burano e si fa portare dagli uscieri un leone di Murano in vetro soffiato. «Sono i simboli del nostro lavoro», attacca, «da qui dobbiamo ripartire. «Sarà soltanto una seduta tecnica», aveva detto in apertura il consigliere anziano Maurizio Crovato. Ma viene presto smentito. Brugnaro, come un fiume in piena, parla per trequarti d’ora. Tocca molti punti della sua campagna elettorale, rivendica di avere avuto «il voto dei cittadini». E dunque la delega a decidere. Sulle grandi navi, prima di tutto. «Questi della Goletta verde la devono smettere. Sono venuti qui a insultare Paolo Costa, non hanno capito che le elezioni non le hanno vinte loro. Si presentino la prossima volta e intanto vadano in barca. La città ha deciso, le navi arriverano in Marittima passando per il canale Vittorio Emanuele. Lo faremo e basta. A me piace andar per mare, ci andavo fin da piccolo. Ma non c’è vento favorevole al marinaio che non sa dove andare».
Piglio decisionista. Con una tirata d’orecchi alle «istituzioni veneziane, nemmeno elette dal popolo, che rallentano ogni cosa». Riferimento forse all’attuale Soprintendenza che ha sul tavolo molte pratiche di interesse del Comune come ad esempio la ristrutturazione Prada di Ca’ Corner della Regina. «Mi hanno eletto i cittadini, solo a loro risponderò», insiste Brugnaro, «nessuno mi tirerà la giacca. Ho nominato una giunta di persone che ritengo capaci, non ho seguito la logica di spartizione delle careghe». Un «pensiero» per tutti. Forze dell’ordine, medici e infermieri, disabili, sportivi. E un appello accorato: «Voglio avvisare la mia famiglia, i miei amici. Potranno farmi del male. Ma io vado avanti». Applausi da fondo sala. «Voglio fare onestamente questo lavoro, devolverò subito la mia indennità a un fondo speciale per beneficenza». Appello alla tolleranza, ma un secco altolà alla moschea “mascherata” della Misericordia. Brugnaro ribadisce l’offerta di organizzare un summit sull’immigrazione a palazzo Ducale con Zaia e Renzi. Conferma il ritiro dei libretti dalle scuole. Anche se «non tutti andavano ritirati, solo quelli che offendono la famiglia». Applausi anche da esponenti del centrosinistra come Piero Rosa Salva, presidente di Vela. Un pensiero alle donne e a una città che dovrà «diventare bella». Una polemica diretta con chi gli ricorda che questa giunta è fatta poco da veneziani della città d’acqua. «Siamo tutti veneziani impegnati per questa città, non importa dove abitiamo», ripete. «Io sono sindaco di Mestre, del Lido, del Tarù, di Venezia, di Murano e Sant’Erasmo. Sarò sindaco della Città metropolitana e voglio lavorare insieme a chi crede nel lavoro nelle nostre parole d’ordine, sicurezza, decoro e lavoro. Sono governativo, voglio collaborare con la Regione di Zaia e con il governo Renzi. Discorso fiume, che le opposizioni faticano ad ascoltare. Applausi da fondo sala, applausi dagli assessori e dai consiglieri. Ieri si è visto che il sindaco Brugnaro potrà contare su una maggioranza assoluta e per ora piuttosto compatta.
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