"Brugnaro ci banna? Pride 2016 a Venezia"

Le organizzazioni per i diritti civili si stanno mobilitando in risposta all'ultima uscita del sindaco che annunciava il divieto alla manifestazione senza che nessuno l'avesse proposta. "Una discriminazione di genere al diritto costituzionale dei cittadini. Ora dovremo per forza farlo in laguna. Elton John apra il corteo"
Foto Vincenzo Livieri - LaPresse .13-06-2015 - Roma - Italia .Cronaca.Gay Pride 2015.Photo Vincenzo Livieri - LaPresse .13-06-2015 - Rome - Italy .News.Gay Pride 2015.
Foto Vincenzo Livieri - LaPresse .13-06-2015 - Roma - Italia .Cronaca.Gay Pride 2015.Photo Vincenzo Livieri - LaPresse .13-06-2015 - Rome - Italy .News.Gay Pride 2015.

VENEZIA. Le dichiarazioni troppo “autoritarie”, si sa, delle volte sono controproducenti. Se poi l’argomento è una città che dell’autocontrollo e della diplomazia ha da sempre fatto un’arte sin dai tempi della Serenissima, come Venezia, le prese di posizione troppo dure rischiano di trasformarsi in un clamoroso “boomerang”.
Così è anche questa volta dopo la sovraesposizione mediatica scelta dal sindaco Luigi Brugnaro, che, parlando di turismo e grandi navi, ha assicurato che “con me non ci sarà nessun gay Pride a Venezia”.
Nessuno pensava di farlo, ma una sfida del genere è stata ovviamente raccolta dalle organizzazioni dei diritti civili, da quelle contro l’omofobia e dai centri di attivismo gay.
Subito quindi la risposta è arrivata ed è stata formalizzata: “Il gay Pride 2016 si faccia a Venezia”.
Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center, in una nota lancia lancia la proposta che “il gay Pride 2016 si svolga proprio in laguna dopo che il sindaco Luigi Brugnaro ha dichiarato che non autorizzerà mai un Pride nel capoluogo lagunare”.
«Il Pride del 2016 - rileva Marrazzo - non può che tenersi a Venezia. Brugnaro ne vuole fare il simbolo dei città off limits per i diritti civili costituzionali lgbt e di ogni cittadino. Serve una risposta. Non si può accettare una così evidente discriminazione. Tutti a Venezia per un Pride nazionale che affermi visibilità e diritti».
E sulla questione “gender” Marrazzo cala il carico da trenta: «Elton John potrebbe aprire il corteo».

«Non è certo il Pride dello scorso anno ad aver messo in imbarazzo Venezia, ma semmai è la volgarità del sindaco Brugnaro a far vergognare la città di fronte a tutto il mondo»: a dirlo, in una nota, esponenti di associazioni dell'Arcigay veneto, indicando che la sede del Pride non la decide il primo cittadino. «Arcigay e le associazioni Lgbt del Veneto - è detto ancora - non si faranno certo intimidire, e la città di Venezia non si farà intimidire: il Pride è il presidio dei diritti costituzionali e della libertà civile di tutti». «Brugnaro - rilevano i firmatari della nota - è un vandalo della democrazia che mostra di non conoscere e di non rispettare Venezia e di non interessarsi ai problemi reali della città che non sono certo la presenza del Pride in città. Nel 2014 Venezia ha già ospitato un Pride, per mesi le tematiche Lgbt sono state al centro del dibattito cittadino e sono state organizzate decine di eventi pubblici che la città ha vissuto con gioia e partecipazione. Forse il Pride ha più cittadinanza a Venezia che altrove, l'unica cosa di cui la città non può essere orgogliosa è il suo sindaco, Brugnaro se ne faccia una ragione».

«Il “ducetto” lagunare ne spara un'altra delle sue, il Pride a Venezia non s'ha da fare. Peccato che in Italia ci sia la Costituzione e che la libertà di manifestare sia garantita dall'art. 17»: è il commento di Franco Grillini, presidente di Gaynet Italia. «Siccome vietare una manifestazione praticamente ci obbliga a farla, se non altro per difendere democrazia e libertà - dice l'esponente storico della comunità lgbt - vedremo nei prossimi giorni che stupidaggini dirà il ducetto Brugnaro». Grillini ricorda di essere stato tra gli organizzatori del pride a Venezia del 1997: «Fu una magnifica iniziativa con un enorme successo di partecipazione e mediatico. Ma allora c'era un sindaco amato e stimato da tutti e cioè Cacciari che collaborò, ci ricevette a Cà Farsetti e ci diede tutta la collaborazione possibile per l'organizzazione, i permessi e le iniziative pubbliche di dibattito e di confronto. Ritornare a Venezia con il Pride sarà quindi un ritrovarsi in un luogo fondamentale per la storia lgbt». «Infine Brugnaro ci faccia un favore: la smetta di dire che non è omofobo e che ha amici gay, ormai questa affermazione è il marchio di fabbrica di tutti gli omofobi che si vergognano di essere tali. Se Brugnaro ci dichiara guerra, guerra sia. C'è però da chiedersi se Venezia ha bisogno di inutili conflitti e non di serie politiche di salvaguardia e di rilancio», conclude Grillini.


 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia