Bruciano il tricolore e appendono il leon

Il gesto di spregio al monumento ai Caduti di San Floriano. Il vessillo italiano dato alle fiamme: gli alpini lo rimettono al loro posto e  chiamano  i carabinieri

VITTORIO VENETO. Bruciato il tricolore in Val Lapisina: vandali non identificati gli hanno dato fuoco ai piedi del monumento ai Caduti della prima guerra mondiale per poi issare al suo posto la bandiera con il leone di San Marco, probabilmente in segno di rivendicazione autonomista.

Tutto è accaduto nella notte tra giovedì e ieri a San Floriano, sulle sponde del lago Restello.

Il piccolo monumento con tanto di asta portabandiera si affaccia sul lago e sulla statale Alemagna, ricordando ai passanti i caduti locali. È per questo che il gruppo alpini della Val Lapisina si è accorto subito che qualcosa non andava, vedendo all'indomani del gesto dimostrativo che la bandiera che ricorda la Serenissima sventolava su quel pennone al posto del tricolore.

Immediato l'intervento per ripristinare la normalità, gli alpini hanno subito provveduto nella giornata di ieri issando nuovamente il tricolore. Rimangono le ceneri e le incrostazioni del falò sul monumento, dure a venir via, oltre all'amarezza culminata con una denuncia dell'accaduto ai Carabinieri.

«Ci siamo accorti del fatto vedendo da lontano che il tricolore non era più al suo posto ed era stato sostituito da una bandiera di stampo autonomista, con il leone di San Marco. Una volta arrivati al monumento abbiamo notato che il lucchetto che chiudeva il cancelletto d'accesso era stato tranciato con un tronchesino, poi abbiamo visto che il tricolore era stato tirato giù dal pennone e bruciato sullo scalino della lapide - ha raccontato Silvano De Nardi, membro attivo del gruppo alpini lapisino - Un brutto gesto di disprezzo per chi è morto per la patria e ha contribuito a realizzare la libertà in cui viviamo oggi. Fare questa scoperta è stata veramente una cosa indicibile, noi alpini curiamo l'area per rispetto e questi gesti invece manifestano delle intenzioni e dei pensieri ben oltre il disprezzo».

Sul posto gli alpini non hanno trovato alcun segno o messaggio di rivendicazione che potesse aiutare a capire chi abbia compiuto il gesto e con quali motivazioni.

Prima del riordino il tutto è stato documentato con delle fotografie fornite alle forze dell'ordine che stanno indagando sul caso.

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