Bressanello, dal teatro al cinema
La faccia è quella degli attori della Commedia dell’Arte. Lineamenti pronunciati e sorriso beffardo, grande mimica da scuola teatrale. Adesso, dopo la gavetta e i sacrifici, per Alessandro Bressanello, attore e impresario teatrale di Cannaregio, è arrivato il successo. L’apprezzamento del grande pubblico e gli applausi nelle sale cinematografiche con i film di Natale. «Sono contento», dice l’attore, «è un modo anche per esportare l’esperienza veneziana nel resto d’Italia». 65 anni appena compiuti, veneziano emigrato in terraferma negli anni Settanta – adesso rientrato nella città storica con casa a Cannaregio, in corte del Milion – un passato non sempre riconosciuto dalle istituzioni locali di grande tecnica e professionalità, Bressanello è stato tra i fondatori del Tag, lo storico teatro di Mestre famoso per le sue opere autoprodotte, chiuso negli anni Novanta dopo aver formato generazioni di giovani e di studenti. Famose le sue produzioni per il Carnevale del teatro, le partecipazioni a film storici ambientati nella città dei Dogi. Ma adesso è arrivato il grande successo. E in questi giorni sono numerosi i film e gli sceneggiati televisivi che vedono Bressanello protagonista apprezzato anche dalla critica. Nel film “Colpi di Fortuna”, regìa di Neri Parenti, è il notaio nell’episodio con i due comici Lillo e Greg. In «Sole a catinelle» di Checco Zalone è il «dottor Surace», il padrone dell’azienda di aspirapolvere dove lavora il protagonista del film. In «Pizza e datteri» del giovane regista curdo Fariborz Kamkari – in gran parte girato a Venezia, con il contributo degli studenti di Ca’ Foscari – Bressanello impersona il sindaco, con tanto di fascia tricolore.
Sindaco anche anche nel film olandese, girato in Toscana e nel Veneto che si intitola «Matrimoni toscani». Ha lavorato anche con Salvatores e con Marco Tullio Giordana (era il presidente del Consiglio Mariano Rumor in «Romanzo di una strage»). E adesso è atteso tra i protagonisti dello sceneggiato a puntate «Gomorra», tratto dal romanzo di Saviano e prodotto e trasmesso dalla tv Sky. Modesto e schivo, Bressanello non ama comparire e partecipare agli eventi mondani.
Anche per questo, forse, a conoscerlo sono solo gli addetti ai lavori. O i vicini di casa che incontra e saluta gentile nei dintorni del teatro Malibran, dove abita in una casetta con finestre a pochi metri dalle originali decorazioni bizantine della Corte del Milion. Di fronte alle finestre che furono di Marco Polo, come tramanda la leggenda e descrivono gli scavi archeologici trovati durante i restauri nel sottosuolo e tra le fondazioni del teatro Malibran. Una delle tante eccellenze – a volte trascurate – della cultura veneziana. Che ha prodotto e continua a produrre musicisti, registi, attori di prima grandezza.
Il successo del cinema adesso produrrà un abbandono dell’esperienza teatrale? «Ho ridotto il mio impegno, ma sono a disposizione», dice Bresanello, che ha fondato una società di «produzioni teatrali». Nel prossimo Carnevale, a fine febbraio, sarà tra i protagonisti dei teatri, con i monologhi recitati all’Avogaria, la celebre scuola teatrale di Giovanni Poli.
Ma adesso Bressanello ha sfondato anche nel cinema. Dopo le parti in Masseria delle Allodole dei fratelli Taviani e Casanova, girato interamente a Venezia, è diventato famoso a livello nazionale. «Mi chiamano, il nome gira», ammette soddisfatto. I film a cui ha partecipato adesso sono più di 40.
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