Brenta, ponte pronto entro il 2019

Chioggia. I cantieri contro il cuneo salino apriranno in autunno, ma mancano i progetti sulla viabilità

CHIOGGIA. Ponte sul Brenta pronto entro il 2019, ma al momento manca la progettazione comunale per le opere di adeguamento. I lavori per lo sbarramento anticuneo salino partiranno in autunno, malgrado sia ancora pendente il ricorso in Cassazione presentato dai titolari delle darsene. Nulla invece è stato deciso sugli innesti sulla viabilità comunale. Punto che preoccupa i residenti di Ca’ Lino e Isola Verde e che provoca polemiche nell’opposizione.

Dello sbarramento-ponte si è parlato nella seduta della 4ª commissione consiliare di giovedì su richiesta dei consiglieri di opposizione Jonatan Montanariello (Pd) e Marco Dolfin (Lega). Le risposte tecniche sull’avanzamento dell’iter sono state date dal dirigente ai Lavori pubblici Stefano Penzo. Le opposizioni in particolare volevano rassicurazioni sulla prosecuzione dell’iter, sulla tempistica di inizio lavori, ma anche sugli elementi a corollario. Sul tavolo ci sono quasi 22 milioni di euro, finanziati in gran parte dal Ministero dell’Agricoltura perché l’opera nasce come sbarramento per fermare la risalita del cuneo salino sul Brenta, colpevole della desertificazione dei terreni e dei danni alle produzioni. Nell’accordo di programma il Comune si è inserito con fondi propri, quasi 3,5 milioni, per rendere lo sbarramento carrabile nella parte superiore così da creare un collegamento viario tra Sottomarina e Ca’ Lino alternativo alla Romea.

La gara di appalto si è chiusa più di un anno fa, ma il ricorso presentato dai titolari delle darsene ha congelato l’avvio dei lavori. Ora che il Tribunale superiore delle acque di Roma ha rigettato le istanze decretando l’opera fondamentale, l’iter riprende. «In realtà abbiamo saputo che gli imprenditori sono ricorsi in Cassazione», spiega Montanariello, «ma dato che non hanno chiesto la sospensione dei lavori, i tecnici ci hanno spiegato che l’iter proseguirà. A giorni partiranno gli espropri dei terreni che si trovano nei punti di innesto delle rampe, poi ci si procederà con il progetto esecutivo e col cantiere entro la fine dell’anno».

In aula anche alcuni residenti delle frazioni e i rappresentati dei comitati civici che hanno posto all’attenzione il problema delle opere di adeguamento. «Siamo ben lieti che i lavori proseguano», spiega Ortensio Crepaldi, presidente comitato Ca’ Lino, «è un’opera che attendiamo da 20 anni, avrà ricadute positive sui residenti delle frazioni e sul turismo. Quello che ci preoccupa è che non ci sia nulla di scritto sulle opere comunali di adeguamento. I tecnici dicono di avere alcune idee, ma di concreto non c’è nulla. La viabilità attuale già non è adeguata, figurarsi se ci aggiungiamo la mole di transiti che il ponte porterà. Non possiamo pensare che le bici in uscita su Ca’ Lino si trovino un incontro a T o che proseguono sul Lungobrenta nelle condizioni attuali. Non pretendiamo che il Comune, oggi, dica quante risorse ha a disposizione, ma che ci si metta almeno a ragionare sugli adeguamenti. Non possiamo attendere che il ponte sia finito per pensarci». Osservazioni su cui concorda anche l’opposizione che ha sollevato anche un altro punto. «In commissione», sostiene Montanariello, «erano stati invitati anche i funzionari dell’ex Magistrato alle Acque, della Regione e del Consorzio di bonifica ma non si è presentato nessuno. Non è la prima volta, è successo anche con la Romea e con il trasporto extraurbano. Fuori non ci considerano. Questa amministrazione ci sta isolando da tutto e da tutti».

Elisabetta Boscolo Anzoletti

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia