«Bravo cameriere, ci mancherà»
CAORLE. Il corpo senza vita ritrovato a Pasqua nel canale Palangon a Caorle appartiene al 35enne romeno Adrian Cosmin-Cosa. Con il riconoscimento da parte di un familiare della vittima la Procura di Pordenone ha di fatto formalizzato i riscontri investigativi effettuati dai carabinieri, dando anche il nullaosta per la cerimonia di addio, prevista per oggi alle 15 in cimitero. Gli amici e i familiari più stretti del 34enne si ritroveranno nel camposanto caorlotto per dargli l’ultimo saluto, visto che non è stato fissato alcun rito funebre in chiesa.
L’uomo, di professione cameriere, lavorava nel ristorante Eden di via Cadore, situato in località Ottava Presa. L’attività ha voluto ricordarlo ieri pomeriggio attraverso una fotografia su facebook, che ritrae il 35enne in servizio. I colleghi che per diverso tempo hanno lavorato con lui lo ricordano come «una persona molto corretta nelle ore di servizio, sempre efficiente e puntuale. Sapeva fare il suo mestiere con passione», ricordano,«mettendosi sempre a disposizione del prossimo. Ci si aiutava a vicenda, come da sempre accade nella ristorazione, e lui si faceva sempre trovare pronto: ci mancherà». Adrian Cosa viveva in un appartamento situato proprio sopra il ritorante e da qualche tempo si era separato dalla moglie, residente a San Stino con i figli.
Il suo corpo era emerso dalle acque del Canale in via Palangon il giorno di Pasqua. A notarlo erano stati due turisti tedeschi. L’autopsia effettuata il giorno seguente aveva stabilito come la morte fosse sopraggiunta a causa di un annegamento. Resta da capire come il cadavere sia giunto nel luogo della macabra scoperta, probabilmente sospinto dalla corrente. I carabinieri, dopo i rilievi di rito, avevano subito fatto scattare le indagini per cercare di dare un’identità al cadavere, in acqua da almeno tre settimane e in un periodo che coincideva con la scomparsa di Adrian che aveva fatto perdere le proprie tracce alla fine dello scorso mese. Ad avvicinare gli inquirenti al suo nome, prima dell’identificazione formale, il cellulare a lui riconducibile, il mazzo di chiavi di casa trovato in tasca della vittima e il tatuaggio sul braccio destro, corrispondente alla descrizione. Quindi i vestiti che indossava, gli stessi che risultavano a chi l’aveva visto per l’ultima volta.
Alessio Conforti
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