Braccio di ferro sui codici bianchi

La Regione prevede l’utilizzo del personale infermieristico avanzato. Leoni (Ordine dei medici): «Non si può fare»
Di Francesco Furlan
Marghera: camper Luigino schiavon
Marghera: camper Luigino schiavon

«Non si può fare», dicono i medici. «È una buona idea», ribattono gli infermieri. Spiegano di non avercela gli uni con gli altri ma medici e infermieri veneziani sono su posizioni diametralmente opposte sulla rivoluzione dei codici bianchi ai Pronto soccorso prevista dal documento di indirizzo approvato dalla giunta regionale di Luca Zaia. Prevede che il «personale infermieristico avanzato», dotato di una laurea triennale o di successiva formazione, possa provvedere a rispondere ai bisogni dei pazienti classificati con il codice bianco. Casi come - per fare qualche esempio - corpi estranei conficcati nella cute, eritemi, mal di testa e mal di denti, punture d'insetti, pianto inconsolabile dei bimbi. Quegli interventi, per capirsi, che ingrossano le file dei pronto soccorsi e allungano i tempi d’attesa.

È giusto che interventi come questi possano essere gestiti dagli infermieri? Il dibattito è aperto tra medici e infermieri, ma riguarda soprattutto i pazienti e coloro che si rivolgono alle strutture ospedaliere. Luigino Schiavon, presidente di Ipasvi, l’albo degli oltre 30 mila infermieri veneti, ha già fatto sapere di essere d’accordo con l’impostazione della Regione. «Ci sono situazioni che possono senza intoppi essere gestite dagli infermieri specializzati», dice Schiavon, «con la conseguenza di alleggerire la pressione sui Pronto soccorso, è un modo per rispondere alle esigenze dei cittadini quindi ben venga quando è possibile. Anche perché non vi dimenticato che, in caso dell’aggravarsi di situazioni, i medici sono pronti a intervenire». L’opposizione dei medici a questa decisione, sostiene Schiavon, «legittima i pazienti a pensare che non si debbano fidare dei medici per interventi minimi. La loro reazione non sembra rispondere alle esigenze dei cittadini, ma alla difesa del loro status».

Critiche che l’ordine dei medici, rappresentato da Giovanni Leoni, chirurgo al Civile di Venezia, rimbalza al mittente. «I pazienti si presentano al pronto soccorso per essere visitati da un medico o da un infermiere?», si chiede Leoni. «La formazione professionale di un medico di pronto soccorso, che tra laurea e post-laurea ha studiato almeno dieci anni», incalza Leoni, «non può essere la stessa di un infermiere». La collaborazione deve esserci - sostengono i medici - ma nel rispetto dei ruoli e degli incarichi.

«Anche un sintomo tra i più banali può avere gravi conseguenze», dice Leoni, «per questo è importante che a visitare i pazienti, anche quelli vengono classificati al triage come codici bianchi, siamo medici e non infermieri». È una frontiera sulla quale l’ordine dei medici non ha intenzione di arretrare di un passo. È la discussione sulle iniziative da prendere è stata messa al primo posto dell’ordine del giorno dell’incontro che si terrà martedì 19 aprile tra i rappresentanti della Federazione regionale dei medici. «Che a occuparsi dei pazienti al pronto soccorso siano i medici e non gli infermieri», aggiunge Leoni, «non lo dice solo il buon senso ma anche la legge, con una recente sentenza della Corte di Cassazione che delinea per bene quale sia il ruolo dei medici».

E a chi gli fa osservare che in altri Paesi, come in Inghilterra, gli infermieri svolgono già i compiti che la Regione vorrebbe ora affidare agli infermieri veneti operanti nei pronto soccorsi, Leoni risponde: «Se a voi va bene il sistema sanitario inglese... In Francia, dove c’è un modello che funziona, la distinzione tra medici e infermieri c’è. Se la decisione della Regione è motivata dalla volontà di risparmiare soldi». Perché è chiaro che un infermiere - anche ipotizzando un aumento di stipendio - costa meno per mettere del disinfettante su un ginocchi sbucciato o spalmare una pomata per la puntura di un insetto costa meno. Nella partita, però, ci sono alcuni aspetti che i soggetti i causa attendono di capire bene: che tipo di responsabilità avranno gli infermieri chiamati a risolvere i codici bianchi classificati al triage? E in caso di interventi sbagliati la responsabilità sarà degli infermieri o ricadrà sui medici cui spetta la supervisione?

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