Botte all’amica, top manager nei guai
DOLO. Urbi et orbi è considerato uno degli imprenditori più rampanti d’Italia: insieme ai suoi soci, in appena tre anni, con il Gruppo Green Power (specializzato in impianti fotovoltaici), di Mirano, è riuscito a sfrecciare a 52 milioni di ricavi.
Ora però Luca Ramor, 35 anni, di Dolo, rischia di dover scendere dall’olimpo industriale italiano per dedicarsi ai lavori socialmente utili. Motivo? È accusato di lesioni personali, ingiurie e danneggiamento nei confronti di una amica, una donna poco più giovane di lui, di Villorba, sorella gemella di una cantante dance veneta, balzata al successo alla fine degli anni Novanta. Secondo l’accusa (le indagini sono state coordinate dal pm Mara De Donà) l’avrebbe picchiata in più occasioni, provocandole la frattura di un polso, un trauma cranico, la rottura di un dente. Nel corso dell’ultima udienza del processo a carico di Ramor, il suo legale ha chiesto la sospensione del procedimento con “la messa alla prova dell’imputato”. Che significa? Si tratta di un programma di trattamento (introdotto pochi mesi fa) volto al recupero sociale dell’imputato, subordinato alla prestazione di lavoro di pubblica utilità. Ramor, se il giudice darà l’ok, per qualche tempo dovrà passare dalla sede del Gruppo Green Power (teatro di uno dei peggiori siparietti di Berlusconi. Durante una convention disse «Lei viene? E quante volte viene?» a una giovane donna che gli organizzatori dell'evento gli avevano messo a fianco) a mansioni ben meno importanti: dovrà dare una mano al prossimo in qualche sede comunale, oppure di Usl, o magari di qualche associazione. Secondo quanto riportato nel capo di imputazione «durante una discussione» l’imputato «prendendole la mano destra e torcendola cagionava alla parte offesa lesioni personali consistite in una frattura testa V metacarpo con distacco osseo». In quell’occasione la donna aveva rimediato una prognosi di 25 giorni.
Qualche mese dopo un altro episodio: avrebbe sbattuto la donna contro un muro con una forza tale da incrinarle una costola. Poi ancora calci e pugni alla testa. Ma non ci sono solo le lesioni personali: l’imprenditore è a processo anche per il reato di ingiuria perché «minacciava e offendeva la donna dicendole, ti sei messa contro di me, ti spacco la bocca, maledetta schifosa, ti ammazzo».
Al termine del capo di imputazione, il lato più venale forse, ma che serve all’accusa per marcar bene il contorno dell’impianto accusatorio: il giorno in cui l’avrebbe ingiuriata le avrebbe distrutto un paio di scarpe griffatissime, Yves Saint Laurent oltre che una borsa Burberry.
Il giudice Michele Vitale l’8 aprile 2015 deciderà se accogliere la richiesta di messa alla prova di Ramor. Il giovane imprenditore, insieme ai suoi soci, di recente è finito ancora alla ribalta delle cronache perché il nome del Gruppo Green Power è stato legato a doppio filo con quello dell’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan. Dalle carte dell’inchiesta Mose è emerso che Galan insieme alla moglie Sandra Persegato, possiede una quota del 10 per cento di quella società.
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