Botte al padre per avere l’auto: a processo
PRAMAGGIORE. Volevano la macchina del padre di uno di loro per una scorribanda notturna. Il genitore ha negato il permesso, loro hanno reagito picchiandolo. Ora finiscono a processo per tentata rapina e lesioni, e si tratta della stessa banda accusata di oltre una trentina di colpi in bar e abitazioni di mezza provincia di Treviso.
Protagonisti della vicenda sono Georgian Boby Padurariu, 29 anni di Pramaggiore; i fratelli Nicolae e Ionel Tematoru, di 27 e 19 anni di Pramaggiore; l'unico italiano del gruppo, Luca Cescon, 23 anni di San Polo di Piave; e i fratelli Giulian e Adrian Antochi, di 24 e 20 anni, di San Polo di Piave. Ieri pomeriggio sono comparsi di fronte al giudice in tribunale a Treviso: si è aperto il dibattimento processuale.
I giovani volevano la macchina del padre di uno di loro perché qualcuno aveva bruciato quella che utilizzavano solitamente. Ma il padre, un operaio di 50 anni, onesto e in rotta con i figli, sapeva che la sua Fiat Uno sarebbe servita per le loro scorribande notturne e gliel'aveva negata. Per questo motivo la banda, la notte dell'8 giugno scorso, ha organizzato due spedizioni punitive notturne, in una manciata di ore, ai danni del padre e di due connazionali che lo ospitavano nella loro abitazione in via Case Rosse a Roncadelle di Ormelle.
I giovani erano già noti alle cronache: a loro vengono attribuite decine di colpi nella Marca. Si fingevano clienti dei bar che, nella notte, andavano a svaligiare. I loro sopralluoghi erano dettagliati: prima di colpire controllavano che le macchine dei videopoker fossero piene di monetine oppure che il locale fosse stato appena rifornito di tabacchi. I “pali”, naturalmente, non partecipavano ai colpi per non correre il rischio di essere riconosciuti. Ognuno aveva un suo preciso compito all'interno dell'organizzazione italo-rumena stroncata dai carabinieri.
Quando il colpo andava male i ladri non disdegnavano di rubare di tutto: salami, bottiglie di vino e di olio. Tutta merce che poi piazzavano tra i conoscenti o amici, alcuni già identificati e indagati per ricettazione.
Particolare il caso di un camionista, derubato del gasolio un paio di volte, a distanza di una settimana: prima 500 litri poi altri 700. La banda, infatti, andava a prosciugare i serbatoi dei camion per procurarsi il carburante usato durante i colpi. Un’organizzazione meticolosa.(f.p.)
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