«Bosco di Mestre, fermiamo i cacciatori»
MESTRE. Assediati dai cacciatori, gli abitanti che vivono a ridosso del Bosco di Mestre dicono basta. Cacciatori sotto casa alle 6 del mattino, cani segugio che fanno le scorribande negli orti, schioppettate che buttano giù dal letto chi all’alba sta ancora dormendo. Senza contare che chi passeggia nelle stradine e nei sentieri del bosco rischia di beccarsi qualche impallinata. Ca’ Solaro, è una zona abitata soprattutto da anziani. Gente che non ha più la forza di ribellarsi in maniera energica e che deve subire i soprusi di cacciatori poco sportivi. Praticamente le case sono a ridosso del bosco diventato una fantastica area di riproduzione per vari animali cacciabili.
«I cacciatori si appostano ai margini del bosco, in un giorno anche quindici, e aspettano. Mandano dentro i cani che fanno uscire le prede e poi sparano. Il regolamento gli consente di sparare a cinquanta metri, spalle all’abitazione, da casa mia come da quella di qualsiasi altra», spiega Luigi Artuso, che all’interno dell’area ha quindicimila metri quadri di proprietà, «molte volte alle 6 del mattino sei buttato giù da schioppettate che sembra di averle in casa. La settimana scorsa c’è stata una mattina che hanno continuato per dieci minuti. Sembrava una guerra. Noi di Ca’ Solaro abbiamo le case praticamente in mezzo all’area, dove è consentito cacciare a ridosso del Bosco. Non c’è una fascia di protezione adeguata. Dove praticamente finisce il bosco inizia la zona aperta alla caccia. La polizia provinciale passa durante la settimana, ma nei fine settimana non la vedi. Gli agenti cercano bracconieri, ma dovrebbero controllare anche se i cacciatori regolari rispettano la legge. Purtroppo per questo scopo non li vedi mai. Il Bosco è nato per ripopolare l’area di animali selvatici, alla fine l’ha ripopolata anche di cacciatori e molti di questi non sono certo sportivi e rispettosi delle regole. Il fatto è che Ca’ Solaro è un paese di anziani che subiscono e hanno poca forza di reagire per questo nei loro confronti si commettono dei soprusi».
Il Bosco di Mestre si è molto sviluppato e ci sono aree dove non si riesce a entrare da quanto la vegetazione è fitta. Qui i cacciatori mandano i cani che stanano la selvaggina. Le doppiette quindi attendono fuori, ai margini dell’area boschiva e quando arriva l’animale sparano come fossero al tiro al piattello e a poche decina di metri dalle abitazioni. Spiega il presidente dell’istituzione Bosco di Mestre, Gianni Caprioglio: «Ci sono sicuramente cacciatori poco sportivi che aspettano a ridosso dell’area protetta gli animali. Praticamente tutta l’area è protetta e all’interno è vietato cacciare. Solo in una minima parte si può sparare. Noi quello che potevamo fare l’abbiamo fatto. Non spetta a noi far rispettare le regole, la competenza è della polizia provinciale. Io non ho ricevuto lamentele della gente che vive a ridosso del Bosco o all’interno dello stesso».
I cittadini di Ca’ Solaro, ma anche di altre zone perimetrali all’area chiedono un maggior rispetto da parte dei cacciatori. Ancora Artuso che spiega: «Devono almeno ampliare la fascia di rispetto a ridosso del bosco. Non possiamo trovarci i cacciatori a cinquanta metri da casa che sparano o fermi sulle stradine perimetrali al bosco, prima o poi succede un incidente e allora ci sarà il solito scaricabarile».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia