«Bordello? No. C’è crisi, nessuno ti aiuta. Così, io uomo, mi vendo»

Lo accusano di avere tenuto una casa a luci rosse a Marcon e di essere un “frustatore” per clienti “particolari”. Il marito della “maitresse” spiega quello che avveniva nell’appartamento:«Offro un’attività in proprio»

MARCON. «Le cose non sono come sembrano e come vengono raccontate, quanto accadeva nell’appartamento è un fatto nostro, privato, niente di più. Io vendo un’attività in proprio, non sfrutto nessuno e non coinvolgo nessuno. Del resto c’è crisi, ho provato a chiedere aiuto, ma non l’ho trovato».

Si difende così il marito della “tenutaria” cinese arrestata dai carabinieri l’altra sera perché gestiva un’attività di prostituzione. È tornato a casa dopo pranzo, ha aperto la porta del condominio, al civico 1 di via dello Scoutismo, un edificio a semicerchio di recente costruzione, a due passi dalla stazione dei carabinieri di via Guardi. A quell’ora nelle abitazioni non c’era praticamente nessuno: le coppie e le famiglie che abitano sono per la maggior parte giovani, quasi tutti lavorano, escono al mattino e tornano a casa la sera. Al piano terra c’è un bimbo che ha l’ordine di non aprire a nessuno, sopra una ragazza di colore che non parla bene l’italiano e aspetta il marito che rincasa alle 16. Eppure qualcuno deve aver sentito cosa accadeva nell’appartemento al primo piano, visto il via vai di clienti.

A domanda, risponde senza timore: «Sono io il marito della donna cinese e come vede sono qui e salgo a casa mia».

Saluta un vicino più o meno della sua età, che rientra dopo una corsa. «Vendo un’attività in proprio», torna a ripetere, come se fosse la cosa più normale del mondo, spiegando che in sostanza, tutto quel che fa con i clienti, lo fa da solo e non c’è nulla di illegale. Un po’ come chi lavora per la strada e vende il suo corpo, oppure dentro un’auto sul Terraglio.

Dunque la gente veniva per lei? «Esatto. Il problema è che in casa in questi giorni, fatalità ospitavamo una donna cinese che non sapevo per niente fosse clandestina. Tutto lì, questo è il punto, che era clandestina. Domani (oggi ndr), sarà di nuovo a casa anche mia moglie. Il resto sono cose private, non era certo un bordello».

Ha le idee chiare, non è minimamente in imbarazzo e non gli interessa di quello che legge sui siti, scrivono i giornali, dicono le forze dell’ordine. Nel suo appartamento, dove non ci sono sigilli e che non è sotto sequestro, prima di lui era salito un parente, preoccupato e angosciato perché non lo vedeva e non lo riusciva a contattare da ore, forse dal giorno prima. L’uomo cerca di guadagnarsi da vivere anche in altri modi, lavora in una pizzeria nella Marca. Impiego che non esclude altre attività, che gli servono, come dice lui, per sbarcare il lunario.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia