Boom dei voucher: 2,6 milioni in provincia di Venezia
MESTRE. Il turismo e gli ipermercati della grande distribuzione sono i due settori più importanti e trainanti dell’economia veneziana. Ma è proprio in questi settori che si annida un uso «distorto e inaccettabile» del voucher, il “buono lavoro”. Per questo – sostiene il segretario generale della Cisl veneziana, Paolo Bizzotto – questo sistema di retribuzione va «controllato e incanalato dalla contrattazione sindacale a livello territoriale tra aziende e organizzazioni sindacali dei lavoratori e dall’azione congiunta e stringente degli enti bilaterali in modo da responsabilizzare i datori di lavoro».
Un’indagine dell’Ufficio Studi della Cisl rivela che «il numero di voucher venduti tra il 2012 e il 2105 è cresciuto di ben 20 volte: da poco più di 100 mila a 2,6 milioni.
Un vero e proprio “boom” con una crescita molto superiore rispetto a quella registrata dalla media regionale del Veneto dove, invece, l’utilizzo dei voucher è “solo” quintuplicata. Anche il numero dei lavoratori remunerati con voucher a Venezia – stando all’indagine della CIsl – è aumentata, in questo caso di 16 volte se si confronta il 2012 con il 2015, mentre nella regione Veneto nel suo complesso è cresciuta di tre volte e mezza. Considerando, invece, il rapporto tra lavoratori dipendenti e lavoratori con voucher la provincia di Venezia si trova sotto la media regionale: ovvero un “voucherista” ogni 14 dipendenti. Inferiore rispetto al Veneto anche la media della quantità di voucher venduti per ogni lavoratore dipendente.
«Questi dati, seppure stimati per approssimazione, dimostrano come l’uso dei voucher in provincia di Venezia, ha avuto un’impennata negli ultimi 4 anni ampiamente superiore rispetto alla media regionale – spiega Paolo Bizzotto – probabilmente dovuta al fatto che i settori di lavoro in cui maggiormente si consumano voucher, cioè agricoltura, commercio, turismo e servizi hanno un peso maggiore nell’occupazione provinciale rispetto al resto del Veneto».
La parte del leone a Venezia e nelle località balneari del suo litorale, naturalmente la fa il grande settore del turismo, seguito dal commerci e in particolare dalla grande distribuzione. L’indagine dell’Ufficio Studi della Cisl evidenzia che nel 2015 la nostra provincia si caratterizza per la quantità di voucher venduti nel settore del turismo: più di 476 mila, pari quasi al 26% (più di un quarto) del totale Veneto.
Consistente anche il consumo di voucher nel settore del commercio: 359 mila voucher che comprendono anche il commercio collegato alla attività turistica. Il settore dei servizi, invece, si distingue per il peso che ha nel totale Veneto, in ogni caso il 21% dei voucher risultano venduti a Venezia.
Per Bizzotto «il ricorso ai voucher nel settore del turismo è esagerato a Venezia, il 18,2% rispetto al 12% della media regionale: idem per i voucher del settore servizi cresciti a Venezia del 12% rispetto alla media regionale del 9,7%». «La nostra confederazione non vuole abolire il voucher, bensì migliorarlo» prosegue il segretario della Cisl metropolitana «in modo che non venga utilizzato correttamente e non nascondere il lavoro nero e gli infortuni, anche mortali come è successo al lavoratore di 77 anni morto a Porto Marghera l’anno scorso».
La Cisl chiede di «abolire solo l’uso distorto del voucher, riportando il suo utilizzo nell’ambito delle attività davvero accessorie ed occasionali, impedendo così il suo utilizzo distorto nell’attività principale e continuativa dell’azienda, soprattutto per quanto concerne il variegato settore del turismo e, in ogni caso, imponendo la comunicazione immediata dell’utilizzo del voucher via telefono on line, in modo da evitare che si continuino a nascondere gli infortuni e il lavoro nero staccando il voucher solo per coprire un infortunio». «L’uso indiscriminato di voucher» conclude Bizzotto «ha incentivato la frammentazione dei rapporti di lavoro, senza contare che in caso di infortunio è la collettività che si assume tutti i costi a fronte di un versamento all’Inail di 0,70 euro, ma soprattutto bene per il datore di lavoro che si assicura con 10 euro rispetto ad ogni evenienza, compreso infortunio in itinere e mortale».
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