Carta del docente negata ai precari: pioggia di ricorsi contro il Ministero

Oltre mille ricorsi presentati nella provincia di Venezia per ottenere gli arretrati del Bonus docente da 500 euro, negato per anni ai supplenti

Maria Ducoli

Una pioggia di ricorsi degli insegnanti precari della provincia di Venezia contro il Ministero dell’istruzione e del merito (Mim) sta intasando i tribunali del lavoro e il Tar.

Più di mille quelli presentati dalla Cisl, circa 150 quelli della Cgil, oltre 230 lo Snals. Il motivo? Ottenere gli arretrati del Bonus docente, da 500 euro, che per anni era stato concesso solo agli assunti a tempo indeterminato.

Il bonus

Introdotto nel 2015, il Bonus venne messo a punto dal governo Renzi, per aggirare il problema dell’aumento dei salari. Si tratta di un budget annuale di 500 euro per formazione e cultura, che può essere speso per acquistare libri, biglietti per teatri e musei, tablet e pc, corsi di aggiornamento.

Inizialmente previsto solo per gli insegnanti di ruolo, la prima grande novità è arrivata nel maggio del 2022, quando si era diffusa la notizia di un’ordinanza della Corte di Giustizia dell’Unione Europa e poi di singole sentenze dei tribunali di tutt’Italia, secondo le quali il bonus andava erogato anche ai supplenti annuali.

Corsi e ricorsi

Da allora, è partita la corsa alle carte bollate. Intanto, anche il Ministero – probabilmente annusando la pioggia di ricorsi che sarebbe arrivata – ha fatto una brusca accelerata e nel 2023 ha esteso il beneficio ai supplenti annuali tramite una deroga del decreto salva-infrazioni, poi, nella legge di Bilancio 2025 ha riconosciuto loro ufficialmente il bonus di 500 euro. Ma mica a tutti: possono chiedere la Carta docente solo coloro che hanno un contratto al 31 agosto, mentre i supplenti il cui contratto scade il 30 giugno, spesso la maggior parte, sono esclusi.

«Questo non solo non è giusto» commenta Libero Savastano, segretario dello Snals veneziano, «ma crea anche una discriminazione tra i precari. Non solo, se il senso del Bonus è dare un aiuto economico, non si capisce perché chi ha un contratto fino a giugno non possa venire aiutato».

Forti di queste idee, i sindacati da anni stanno presentando un ricorso dopo l’altro, riguardanti sia i precari al 31 agosto che a suo tempo non avevano diritto al Bonus, che quelli al 30 giugno, collezionando vittorie. Eppure, nonostante i giudici continuino a dare loro ragione, i soldi dal Ministero non arrivano, motivo per cui tanti si rivolgono al Tar che anche in questo caso, si legge nelle sentenze, «condanna il Ministero dell’istruzione e del merito al pagamento entro sessanta giorni» e nomina un commissario perché possa intervenire in caso di ulteriore ritardo.

Tra interpellanze e solleciti

Nonostante la stretta dei tribunali, sono pochissimi gli insegnanti che hanno visto arrivare i soldi. «Se un cittadino perde una causa» commenta Mariano Maretto della Cisl Scuola, «il giorno dopo deve pagare. Se, invece, si tratta del Ministero, possono passare anni. I primi ricorsi sono del 2021 e non abbiamo visto arrivare nulla, nonostante i vari solleciti. A breve faremo un’altra ingiunzione per mettere in mora il Mim» anticipa.

Anche lo Snals continuerà a battersi in ogni sede per portare a casa i soldi che spettano agli insegnanti: «Il Ministero lancia un brutto messaggio nel non adempiere ai propri doveri, nemmeno quando ci sono delle sentenze» rincara la dose Savastano.

Un hondo ad hoc

Edina Kadic, della Cgil Slc si dice in attesa di ulteriori sviluppi. «Il Ministero ha istituito un fondo per pagare le sentenze che perde, stiamo aspettando di capire se, effettivamente, verranno usati questi soldi per i precari in questione».

Ancora una volta, la Cgil riporta al centro del discorso gli stipendi troppo bassi dei supplenti e i costi elevati dei percorsi di abilitazione per l’insegnamento, che spesso superano i duemila euro: «In questo contesto, quindi, poter avere la Carta del docente è una vera e propria necessità. Il Ministero provveda».

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