Bonifici ordinati dal Lussemburgo per la sorella dell’ex boss Maniero
Il primo è del 19 maggio 2005. Un bonifico di dieci mila euro sul conto corrente di Noretta Maniero, sorella dell’ex boss della Mala, dalla Dws investment del Lussemburgo. Le indagini non sono riuscite a ricostruire chi l’abbia autorizzato e chi fosse a gestire il conto estero. Ma l’ipotesi è che si tratti di una parte del tesoro che Felice Maniero, l’ex boss della Mala del Brenta, aveva affidato al cognato Riccardo Di Cicco, dentista di Fucecchio, all’epoca compagno della sorella Noretta. E’ uno degli aspetti emersi ieri in tribunale, nell’udienza del processo a Michele Brotini, il broker toscano accusato di riciclaggio dai pm della Dda di Venezia Paola Tonini e Giovanni Zorzi per aver aiutato Di Cicco a nascondere i soldi del tesoro di Maniero, frutto di spaccio e rapine, all’estero. E al sicuro. Ieri, per la prima volta, ha risposto alle domande anche Brotini, spiegando di non c’entrare nulla con questa storia e di essere stato incastrato da Di Cicco responsabile, a suo dire, di «essersi appropriato di una parte dei soldi di Maniero» che gli aveva affidato oltre 11 miliardi di lire, anche se Maniero si era spinto a dire che i miliardi erano 30, in buona parte poi spariti. «Maniero è stato convinto da Di Cicco», ha detto Brotini rispondendo alle domande, «che io c’entri qualcosa». Maniero e Di Cicco (già condannato a 4 anni e 10 mesi con il rito abbreviato) hanno mentito, dice il broker.
Mamma e sorella
Ieri in aula erano chiamate a testimoniare anche Noretta Maniero e Lucia Carrain (88 anni), sorella e mamma dell’ex boss, ma per entrambe l’avvocato difensore Antonio D’orzi ha presentato un certificato medico che sconsiglia loro lunghi tragitti. Certificati contestati dall’accusa perché privi di prognosi e, in un caso, privo della firma del medico. Il collegio, presieduto dal giudice Stefano Manduzio, ha disposto la citazione dei due testi per la prossima udienza, il 10 gennaio. Anche da casa, qualora non potessero ancora spostarsi.
Soldi dal Lussemburgo
Il passaggio degli undici miliardi di vecchi lire da un forziere svizzero all’altro - tra il 1995 e il 2013 - era già emerso nella precedente udienza: dalla Lehman Brothers alla City Bank, al Credito Privato Commerciale (Cpc), dove è stato chiuso il conto Gentex. Ma ieri, rispondendo alle domande della procura, un finanziere del Nucleo valutario ha dato i numeri di conti correnti, depositi e polizze assicurative entrati nel mirino degli accertamenti bancari: 38 intestati a Di Cicco, 17 all’ex moglie Noretta Maniero, 27 a Morena Galasso, attuale compagna di Di Cicco, 26 a Brotini. In un conto corrente di Poste Italiane cointestato a Marta Bisello, attuale compagna di Maniero e alla madre di lui, Lucia Carrain, sono stati versati in contanti 119 mila euro dal 2006 al 2012, soldi che la Bisello andava a prendere da Di Cicco, in toscana, come testimoniano molti passaggi del Telepass, sempre il giorno precedente a quello del versamento alle Poste. Mentre in un conto corrente di Noretta, a partire dal 19 maggio del 2005 sono stati fatti una decina di bonifici (10 mila, 4,500, 25 mila) da soggetti giuridici diversi ma accomunati dalla sede in Lussemburgo come la Dws Investment, la Fidelis, la Morgan Stanley e la Franklin. Tracce del tesoro di Maniero - è l’ipotesi - che tornava a casa dopo gli investimenti. Un portafoglio finanziario costruito, secondo la procura, proprio grazie a Brotini.
La versione di Brotini
Il broker, da 2 anni in carcere a Voghera, ho fornito la sua versione dei fatti, correggendo in buona parte un memoriale scritto a mano il 7 febbraio del 2017 e consegnato al Tribunale del Riesame nel quale confermava, ad esempio, che Maniero si era presentato a casa per chiedere la restituzione di una somma di 20 mila euro. «Ero in carcere da pochi giorni, alcuni altri carcerati mi dissero che l’unico modo per uscire era confermare la versione di Di Cicco, quindi lo feci perché volevo uscire dal carcere». Lo fece, ha spiegato ieri, confermando, anche se false, alcune cose dette dal dentista nell’interrogatorio di garanzia. Brotini, difeso dagli avvocati Marco Rocchi e Giuseppe Carugno, ha spiegato che nel 1995 Di Cicco, che in passato era stato un suo cliente, gli aveva chiesto un consiglio per alcuni investimenti in Svizzera e lui, dopo aver consultato il suo capo ufficio, gli aveva semplicemente girato un nome alla City Bank.
Con Maniero
Solo nel 2010 Di Cicco - ha aggiunto Brotini - lo invitò a un incontro con Maniero - «poco tempo prima avevo appreso che erano parenti» - per chiedergli un’opinione sul tipo di investimenti che i due avevano in corso. «Dissi che da quel foglio scritto a mano che mi avevano fatto vedere mi sembrava un portafogli equilibrato», ha detto in aula, «ma poi non ne ho più voluto sapere». Il broker ha anche negato i due incontri che la compagna e il figlio di Maniero avevano confermato di aver avuto con lui alla stazione di Brescia nel 2014 per la consegna di denaro. Così come ha negato il fatto che Maniero si sia mai presentato a casa sua, «totalmente diversa da quella descritta da Maniero». Secondo l’accusa, oltre alle versione convergenti di altri testi, a incastrare Brotini sarebbe anche un foglietto trovato allegato nella documentazione del conto Gentex alla Cpc in cui era annotato: “Vip del luogo vuole essere contattato solo da Michele”. Ma chi può dire, secondo la difesa, che quel Michele sia il broker Brotini?
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