Bonifiche e demolizioni per far posto al rilancio

Le aree del vecchio Petrolchimico: tour negli ex impianti dell’acido solforico Risanamento e sgombero conclusi entro l’anno, all’Eni costano 13 milioni
Di Gianni Favarato
Agenzia Candussi. giornalista: Favarato. Descrizione: sopralluogo all'interno delle aree del Petrolchimico
Agenzia Candussi. giornalista: Favarato. Descrizione: sopralluogo all'interno delle aree del Petrolchimico

MARGHERA. Nel desolante paesaggio del Petrolchimico, pieno di scheletri industriali e montagne di tubi e lamiere arrugginiti, spiccano le alte gru a tenaglia che stanno demolendo gli ultimi impianti dell’acido solforico, nate negli anni Cinquanta e chiusi, dopo una lunga agonia, alla fine degli anni Novanta.

I lavori sono iniziati nel 2013 ed entro quest’anno dovrebbero concludersi con la demolizione di tutti gli impianti di uno dei più vecchi e “gloriosi” impianti dell’ex Enichem (ora Syndial) al Petrolchimico di Porto Maghera. Ieri mattina, Pier Filippo Mocciaro, program manager Nord Est di Syndial, ha voluto accompagnare, insieme ai suoi collaboratori e a quelli dell’impresa Montalbetti (che a Marghera già ha bonificato anni fa l’area dell’Agip dove ora sorge una parte del Parco Vega), giornalisti e fotografi nell’area interessata dai lavori con l’intento di mostrare come sta procedendo l’intervento che all’Eni costerà circa 13 milioni di euro.

Nell’area confinante, un tempo occupata dalla Montedison dove si producevano le famose fibre di nylon, gli impianti sono stati bonificati e demoliti quasi del tutto e già sono in fase avanzata i lavori di arretramento della vecchia banchina, con l’allestimento di una nuova per i futuri attracchi delle navi che faranno la spola con il porto off-shore, quando si farà. In tutto sono circa 90 ettari, che saranno ripuliti anche dai contaminanti presenti nei terreni per far posto alle nuove attività logistiche che stanno progressivamente sostituendo i cicli industriali legati alla chimica di base, ormai non più redditizi e con un impatto ambientale troppo alto in un’area fortemente abitata come la terraferma veneziana.

Sul lato opposto del canale industriale Ovest, su cui si affaccia l’area Ads di Syndial, c’è infatti attraccata al terminal della Vecon una gigantesca nave mercantile cinese impegnata a caricare container. Syndial - come del resto è stato fatto anche nell’area dell’ex Montedison - prima di demolire e smontare gli impianti ha provveduto a bonificarli, cominciando dall’amianto, il micidiale killer utilizzato a manbassa per decenni dall’industria prima di essere messo al bando per la sua pericolosità. Le tonnellate di tubazioni metalliche e impianti già smontati e sezionati finiranno a Grisignano, nell’area di raccolta prima del loro avvio al riciclo.

«Stiamo completando uno degli interventi più complessi finora realizzati al Petrolchimico», ha spiegato Pier Filippo Mocciaro, «sia per le problematiche conseguenti alla demolizione di strutture in altezza, sia per la presenza all’interno di tubazioni e apparecchiature di residui acidi corrosivi, nonché per la presenza di materiali refrattari nei forni e nelle caldaie. Per Syndial è il primo il più importante obiettivo e il “Patto per la Sicurezza”, con cui i lavoratori delle imprese terze e della stessa azienda Eni si impegnano a garantire e mettere quotidianamente in pratica i migliori standard comportamentali a tutela della sicurezza». L’anno prossimo toccherà alla società controllata dall’Autorità Portuale veneziana che ha acqusito le aree Syndiale Montefibre, bonificare i terreni imbottiti di metalli e altri inquinanti non organici.

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