Bonazza si difende «Sono innocente ne uscirò a testa alta»

Ca’ Noghera: il re dei salumi a giudizio con l’accusa di usura «Non ho commesso il reato e ho tutte le prove in mano»

TESSERA. «Non avrei voluto farlo perché non è nella mia indole ma credo sia giunto il momento di prendere posizione e chiarire alcuni punti». Esordisce così Angelo Bonazza, l’imprenditore 73enne mestrino, sfogliando i giornali che, negli ultimi giorni, parlano del suo rinvio a giudizio da parte del giudice dell’udienza preliminare. Una decisione inaspettata, dal momento che il pm aveva disposto il “non luogo a procedere”. «Ho fiducia nella giustizia», dice, «e ho le prove che non ho commesso reato».

Bonazza è amareggiato: titolare dell’omonimo salumificio di Ca’ Noghera, dell’azienda Becher e della Unterbeger, Bonazza è accusato di usura ed estorsione: «Per prima cosa specifico che le accuse riguardano me come persona fisica e non le aziende che presiedo (a tutela dei miei dipendenti che si sono spaventati) e sottolineo che chi mi accusa lo fa per uno sfratto per 4 anni di affitti non pagati».

Lucio Barbiero, il figlio e la moglie, proprietari della FlorSile (azienda florovivaistica di Casale), si erano costituiti parte civile contro di lui per un risarcimento di presunti danni patiti. Nel corso dell'udienza preliminare, il pm aveva chiesto al giudice di disporre prima una perizia e poi di dichiarare il non luogo a procedere. La vicenda ruota attorno a una serie di asseriti prestiti a interessi che Barbiero definisce usurai.

«Il procedimento penale si inserisce in un contenzioso civile», continua Bonazza, «ed è una strumentalizzazione del processo penale a fini civilistici. Comunque il contenzioso civile, diviso in due cause, si è già risolto a favore mio il 18 giugno 2013 con sentenza irrevocabile del Tribunale civile di Venezia nella prima parte e venerdì 6 giugno in via definitiva davanti alla Sezione Specializzata Agraria del Tribunale di Treviso».

Dal punto di vista civile Bonazza ha vinto senza se e senza ma. «Il giudice», racconta, ha stabilito che lo sfratto sia di esecuzione immediata, che mi spetta un risarcimento per gli affitti mai versati di oltre 400 mila euro e il pagamento di tutte le spese legali. Inoltre, ha aggiunto il giudice, nessuna delle accuse a me rivolte ha trovato conferma dalle perizie e dalle analisi svolte dagli organi incaricati; persino i lavori da loro dichiarati sono mai stati fatti. Più innocente di così. Addirittura se non lasciano la casa da soli interverranno i carabinieri».

Nell'accusa penale di usura, invece, l’imprenditore non avrebbe pagato gli interi corrispettivi concordati per l'acquisto di piante e di un immobile. «Non è vero, questo è il contratto (Bonazza lo mostra senza problemi, ndr) che afferma l'esatto contrario. Nei documenti relativi alle indagini svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia si evidenzia che “gli accertamenti eseguiti non consentono di delineare concrete responsabilità penali in capo al Bonazza” e che “l'usura paventata non si sarebbe verificata e i tassi non superavano le soglie usuraie”».

A respingere le accuse anche l’avvocato difensore, Piero Barolo: «Agli atti del processo c’è anche un'intercettazione ambientale nella quale viene espressamente esclusa l'ipotesi di applicazione di qualunque interesse (non usuraio ma alcun interesse) da parte del mio assistito ma se poi mi si chiede come mai il gup, nonostante questi elementi e la richiesta del pm di non procedere, abbia rinviato a giudizio non so rispondere».

«Dovrò aspettare novembre», chiude Bonazza, «ma sono sicuro che ne uscirò a testa alta». (g.n.p.)

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