Bollino di qualità islamica per 17 alberghi veneziani

Accordo tra Ava e Halal Italia per rispondere alle esigenze dei turisti musulmani Ci saranno tappetini e sale per la preghiera, menu senza alcolici né carne suina
Di Marta Artico

Corano, tappetino per la preghiera, la bussola per orientarsi nella ricerca della Mecca, dell’acqua per lavarsi prima di prendere le pietanze, ma soprattutto pasti e cibi che non contengano né carne suina né alcolici e perché no, canali tv sobri. Sono solo alcuni degli accorgimenti che d’ora in poi saranno adottati in 17 alberghi veneziani per accogliere gli ospiti che seguono la dottrina islamica e che spesso disertano i nostri hotel perché non trovano tutto quello che a loro serve.

È stato firmato ieri per la prima volta in Italia, nella cornice del Ca’ Sagredo Hotel, l'accordo tra Ava e Halal Italia per la certificazione halal e i servizi Muslim Hospitality. Sono 17 gli alberghi veneziani (ce ne sono anche della Riviera del Brenta), che hanno aderito alla prima fase del progetto: dieci appartengono alla categoria 4-5 stelle, gli altri sono di categoria inferiore. I servizi, facilities, o anche “graziosità” come le ha chiamate la direttrice del Ca’ Sagredo, Lorenza Lain, riguardano la formazione del personale, la dotazione di mappe in lingua araba, l’eliminazione di alcolici nei frigobar, il tappettino per pregare e una freccia posizionata in direzione de La Mecca. Ma specialmente pasti realizzati con le dovute attenzioni, perché, ad esempio, non tutti sanno che nella panna cotta c’è la colla di pesce che può contenere collagene suino, nello strutto e nel dado non vegetale ci possono essere additivi.

Il tutto va inserito in una cornice commerciale: l’aeroporto di Venezia lavora con le tre fuoriclasse del Golfo Persico: Qatar, Emirates, Etihad, che in futuro trasporteranno sempre più turisti provenienti dai Paesi in cui la religione islamica è prevalente. Il direttore dell’Ava, Claudio Scarpa, ha snocciolato i dati sui flussi turistici, cifra destinata ad aumentare. «È sufficiente pensare che nel 2001 gli arrivi erano 16.958, mentre le presenze (vale a dire i turisti pernottanti in strutture ricettive) 45.609» ricorda «Nel 2013 tali numeri sono aumentati passando a 70.925 arrivi e 151.648 presenze. Si è registrato quindi un aumento esponenziale sia negli arrivi, pari al 318,20%, sia nelle presenze, pari a 232,50 presenze in più rispetto al 2001». Aggiunge: «Non si tratta solo di business, ma di civiltà».

Presenti alla firma oltre a Scarpa, anche Stefania Stea, vicepresidente Ava, Lorenza Lain, rappresentante degli hotel categoria cinque stelle, Hamid Abd al-Qadir Distefano, amministratore delegato di Halal Italia, IlhamAllah Chiara Ferrero, responsabile progetto Muslim Hospitality. «È un segnale importante che la prima città in Italia ad aderire a questo progetto sia proprio Venezia: storicamente un ponte con l’Oriente e con l’Islam», ha dichiarato l’imam Yahya Pallavicini, vicepresidente della Coreis (Comunità religiosa islamica) italiana, «in questo momento in cui il mondo è attraversato da fondamentalismi che minano il vero volto dell’Islam, aumentare servizi dedicati ai musulmani può avere un particolare valore di apertura culturale e dialogo salvaguardando l’identità di popoli, nazioni e culture».

Stea ha posto l’accento sull’entusiasmo con il quale gli alberghi veneziani hanno aderito al progetto: «In vista dell’aumento di flussi di visitatori musulmani, non necessariamente arabi, si vuole dare rilievo e garanzia a ciò che, in parte, già molti albergatori mettono in atto». Distefano ha sottolineato la portata del volume economico che muove il turismo halal in Europa.

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