Bollette alle stelle, società in rivolta e Comune in difesa: «Sconti ai virtuosi»
VENEZIA. Gli aumenti ci sono, ma le società non dovranno pagare. Colpo di scena. La rivolta delle società sportive contro i costi di luce, acqua e gas delle palestre comunali e le prime bollette arrivate a destinazione in questi giorni ottiene un primo risultato.
I «maggiori costi» dei servizi, decisi quattro anni fa dalla giunta del commissario straordinario Vittorio Zappalorto – oggi prefetto di Venezia – potranno essere evitati. «Basta che siano iscritte al portale delle società sportive», comunica una nota di Ca’ Farsetti, «e abbiano dimostrato comportamenti virtuosi». In queste ore gli uffici dello Sport e del Gabinetto del sindaco si trovano a fronteggiare una valanga di proteste. Alle società sportive veneziane è arrivata una nota dell’Ufficio impianti sportivi del Comune che notifica le nuove tariffe con tanto di arretrati.
Ma si potranno «non pagare». Sta tutto scritto in una delibera approvata il 25 luglio del 2017 dalla giunta Brugnaro, dopo la prima grande protesta delle società. Testo un po’ complicato. La sostanza è che l’aumento dal 7 al 30 per cento dei servizi di cui usufruiscono le società concessionarie può essere rimborsato dal Comune applicando il «bonus premialità» del 23 per cento. Per le associazioni che dimostrano «buona capacità di gestione», In questo modo, spiega una nota di Ca’ Farsetti, venivano neutralizzati gli effetti della delibera del commissario approvata il 30 dicembre 2014. Per dimostrare che si tratta di atti concreti, il Comune ha stanziato mezzo milione di euro; 175 mila per il 2017, altrettanti per l’anno in corso, 190 mila per il 2019. I contributi sono stati già versati nel 2017, e ammontano a 36.540 euro per la terraferma, 32.320 per la città storica. Cifre abbastanza piccole per un bilancio comunale. Ma importanti per il delicato equilibrio delle società, il cui bilancio si regge spesso sul volontariato. Le 51 società interessate dagli aumenti avevano protestato duramente due anni fa. L’altra sera, dopo aver ricevuto le lettere, hanno annunciato due assemblee per decidere il da farsi nei prossimi giorni, una a Mestre e una Venezia.
Rivolta che il Comune adesso tenta di placare. «Non c’è alcuna intenzione di penalizzare le società che svolgono un compito anche sociale importante», dicono a Ca’ Farsetti. Si tratta di distinguere tra coloro che fanno utili e quelli che invece organizzano corsi e campionati contando soltanto sulle piccole iscrizioni e sui contributi». Ora le società a quanto sembra non dovranno pagare. Una polemica che ieri mattina ha fatto un po’ arrabbiare il sindaco Luigi Brugnaro, che ha tenuto per sè la delega dello Sport. Lui, uomo che ama lo sport e ha rilanciato la Reyer, non ci sta a passare per chi penalizza le piccole società. «Abbiamo rimediato agli aumenti decisi dalla gestione commissariale», ripete, «e stanziato quest’anno 23 milioni di euro per i restauri e la manutenzione delle palestre e dei palasport. Inoltre abbiamo introdotto il bonus sportivo, 180 euro a testa per tutti i bambini che nella stagione sportiva 2018-2019 compiono sei anni e si iscrivono ai corsi». Il contributo in questo caso è di 360 mila euro».
Le società annunciano mobilitazione in difesa delle loro attività. E il Comune risponde indicando la via per non pagare l’aumento.
«Tutto questo», conclude la nota di Ca’ Farsetti, «era già stato spiegato alle associazioni sportive lo scorso 28 luglio nel corso di un affollato incontro, in occasione del quale l'Amministrazione Comunale ha presentato anche il nuovo portale attraverso il quale le società potranno aggiornare autonomamente il database con tutti i propri servizi, così da creare una grande mappa interattiva dell’offerta sportiva in città».
Emergenza che sembra in parte risolta, dunque. Che lascia però un’incognita sulla gestione da parte degli impianti sportivi cittadini affidati in concessione alle società. Quelle interessate dall’aumento sono 51, su un totale di circa 400, cioè quelle che gestiscono impianti, palestre e campi da calcio. Che periodicamente le amministrazioni vogliono siano verificate, applicando la tariffa dei consumi come si trattasse di attività economiche o speculative. Con gli aumenti del 400 per cento applicati, molte di queste realtà sarebbero costrette a chiudere. —
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