Bocciata l’ipotesi di referendum sull’indipendenza del Veneto

L’ufficio legislativo del Consiglio regionale ha espresso parere negativo al quesito sulla consultazione formulato dal governatore leghista Luca Zaia

VENEZIA. Doccia fredda, anzi gelata, sulle speranze dei secessionisti veneti che sognano un futuro lontano da Roma. Un mese fa, pressato da più parti, il governatore leghista Luca Zaia ha richiesto al presidente del consiglio regionale - il pidiellino Clodovaldo Ruffato - di fornire alla giunta un parere giuridico circa la possibilità di indire un referendum consultivo sull’indipendenza della regione. Il consulto si è concluso e oggi stesso l’ufficio legislativo di Palazzo Ferro-Fini ne trasmetterà le conclusioni a Ruffato. Le argomentazioni tecniche non sono ancora note, il senso invece sì: la Costituzione italiana non consente la celebrazione di una consultazione che persegua la divisione del territorio nazionale e la conseguente creazione di nuove unità statuali.

L’istituzione di una Repubblica veneta indipendente, perciò, è esclusa dall’orizzonte del diritto. E in ogni caso - ma vista la premessa, si tratta di pura accademia - la procedura referendaria separatista richiederebbe la partecipazione di tutte le regioni del Paese, coinvolte a loro volta nel mutamento istituzionale. Che succederà, allora? Nulla, perché Zaia - discretamente imbarazzato dal clamore suscitato da una vicenda che avrebbe preferito silenziare - non potrà che prendere atto del responso legale inequivocabile, riservandosi, al più, un ulteriore approfondimento riguardante le norme contenute nello Statuto regionale in materia di consultazione diretta dei cittadini.

Il progetto secessionista, naufragato sul nascere, ha in Veneto Stato - ribattezzato in questioni giorni Indipendenza Veneto - il suo principale alfiere. È stato il segretario del movimento, l’economista di Ca’ Foscari Lodovico Pizzati, a consegnare a Zaia una petizione corredata da 20 mila che firme che sollecitavano il referendum. Al termine dell’incontro, svoltosi nella sede della giunta regionale il 22 maggio scorso, Pizzati si mostrò estremamente ottimista circa l’esito dell’iniziativa: «Otterremo l’indipendenza a furor di popolo, la vuole la stragrande maggioranza di veneti, è solo questione di compiere i passaggi istituzionali richiesti dalla comunità internazionale. Sarà questo consiglio regionale a indire il referendum e sarà Luca Zaia il primo presidente pro tempore della nuova Repubblica Veneta che dovrà organizzare un’assemblea costituente subito dopo la vittoria del sì».

A conforto delle sue tesi, Pizzati citò le «norme internazionali previste dal Patto di New York del 1977 che sanciscono il diritto inalienabile dei popoli all’autodeterminazione». Ma i giuristi dell’amministrazione veneta - dove pure, accanto al tricolore, sventola la bandiera di San Marco - sono di diverso avviso.

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