Blitz degli animalisti a Palazzo Grassi sterco contro Hirst
VENEZIA. Fulmineo blitz animalista nella notte tra lunedì e martedì di fronte all’ingresso di Palazzo Grassi, dove sono stati scaricati circa 40 chili di sterco animale per protestare contro l’ormai imminente dell’artista britannico neopop Damien Hirst che occuperà le due sedi della Fondazione Pinault di Punta della Dogana e Di Palazzo Grassi.
«Damien Hirst go home! Beccati questa opera d’arte», recitava lo striscione lasciato dall’organizzazione 100 per 100 animalisti per protestare contro Hirst, “reo” di utilizzare e sezionare animali morti come mucche, squali, pecore, immersi in formaldeide per conservarli, nelle sue opere che lo hanno portato alla celebrità e che ha esposto anche in Biennale oltre che già anche a Palazzo Grassi.
«Damien Hirst, inglese, è uno di quei falsi artisti» recita il comunicato dell’Associazione «come Nitsch e Cattelan, dei quali ci siamo già occupati, che costruiscono le loro effimere fortune sull’uso di Animali, imbalsamati squartati spesso uccisi per l’occasione, che sono il “materiale” delle loro performance. Le sue “opere” sono tra le più pagate al mondo. Il successo di Hirst si basa su due elementi: far leva sulle peggiori pulsioni e sensazioni umane, e il supporto di mercanti d’arte, critici prezzolati e galleristi. L’arte non c’entra per niente. Hirst è famoso per esporre animali uccisi e inglobati nella formaldeide, o imbalsamati, e per l’impiego di migliaia di farfalle le cui ali vengono strappate e incollate su oggetti vari. La morte e il gusto del macabro servono ad attirare l’attenzione. Poi ricchi collezionisti come Saatchi e addirittura la prestigiosa Sotheby’s pensano a far salire artificialmente le quotazioni del ciarpame di Hirst. È una squallida operazione commerciale basate sulla morte e il disprezzo verso esseri viventi e senzienti. Non sono escluse altre azioni e blitz a sorpresa contro la vergognosa “mostra” prima e durante».
Ieri mattina il personale della Fondazione Pinault aveva però già ripulito l’ingresso di Palazzo Grassi dallo sterco portato in barca durante la notte dagli animalisti. Damien Hirst ha già replicato alle accuse degli animalisti, affermando che gli animali vengono acquistati già morti o al macello o morti di malattia. Ma la sua doppia mostra veneziana, intitolata Treasures from the Wreck of the Unbelievable (“Tesori del relitto dell’incredibile”) che aprirà al pubblico domenica 9 aprile, dovrebbe occuparsi di tutt’altro. In esposizione ci sarebbero “tesori” sommersi con gioielli e coralli come se fossero stati appena recuperati dall’Oceano dalle vestigia di una sorta di Atlantide. Questo mostrano anche le prime foto diffuse dalla Fondazione Pinault.
Il progetto Hirst - annuncia la Fondazione Pinault - è frutto di un lavoro durato dieci anni. L'esposizione a Venezia rappresenta il culmine dello stretto rapporto tra l'artista e François Pinault nato diversi anni fa. La sua lezione - realizzata attraverso installazioni macabre, scandalose, kitsch o pulp, dove animali, oggetti, scheletri e fiori sono decontestualizzati e trattati con la stessa straniante e dissacratoria freddezza - è che per diventare celebri bisogna essere riconoscibili, nel bene o nel male, produrre un'emozione "indimenticabile". E, nello stesso tempo, riuscire a salire sul treno di vaste operazioni economico-artistiche come quella di Pinault e prima di Saatchi, che ha acquistato in blocco i primi lavori dei giovani artisti britannici per commercializzarli passo passo e imporli al mercato. Ora a Venezia, dopo un periodo di calo delle sue quotazioni, cerca il rilancio.
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