Blitz all’alba, villaggio sinti al setaccio
Cercavano armi. Sia polizia che carabinieri erano certi che nel villaggio di via del Granoturco qualcuno aveva nascosto dei “ferri”. Armi che non sono state trovate nonostante una sessantina di uomini, tra agenti e carabinieri, ieri mattina abbiano rivoltato come un calzino il villaggio. Alla fine è stato un controllo preventivo che ha consentito di rinvenire oggetti atti allo scasso, due pistole scacciacani, una sciabola e alcuni vestiti che si sospetta siano refurtiva.
Carabinieri e poliziotti sono arrivati all’alba in via del Granoturco, quando gli abitanti del villaggio stavano ancora dormendo. Uno spiegamento di forze notevole che ha allarmato gli abitanti della zona e che non è passato inosservato a chi si stava recando al lavoro. Del resto il villaggio resta sempre un elemento che periodicamente crea dibattito e polemica innescati, soprattutto, da chi ha sempre visto in maniera storta la realizzazione del campo. Il villaggio è stato chiuso e nessuno poteva entrare ed uscire. Tutti i moduli abitativi sono stati perquisiti. Una squadra per ogni casetta. Ogni responsabile di squadra aveva un mandato di perquisizione firmati dal magistrato e tutti per la ricerca di armi. I controlli sono stati fatti anche impiegando cani antiesplosivi e artificieri. Infatti se le armi sono nascoste il cane le può individuare sentendo l’odore della polvere da sparo che ogni arma porta sempre con sé.
La perquisizione ha riguardato anche le auto presenti nel villaggio e ogni struttura collegata allo stesso. Sono stati trovati dei piedi di porco, dei levarini e alcuni cacciaviti di grosse dimensioni. Oggetti che solitamente vengono utilizzati da chi compie furti nelle abitazioni. Per il momento non è stato denunciato nessuno per il possesso degli oggetti atti allo scasso. Trovate anche due pistole scacciacani. Anche per il possesso di queste non sono stati denunciati ospiti del campo. Tutto quanto è stato trovato di sospetto è stato sequestrato, compresi degli abiti che secondo gli agenti sono di provenienza dubbia, molto probabilmente si tratta di merce rubata. Per il resto la perquisizione è stata negativa e non ha portato a nulla. Perquisiti anche altri alloggi tra Favaro e Marcon.
Naturalmente gli investigatori hanno controllato l’identità di tutti i presenti. Anche per capire se tutti gli ospiti avevano titolo per starci. In questo periodo è ospite di una delle famiglie un imbianchino di Favaro, che ha delle difficoltà economiche.
Da quando è stato aperto alcuni ospiti iniziali sono stati allontanati per motivi legati a condanne o a reati commessi. Nessun intruso è stato trovato all’interno. La ricerca delle armi ha la sua genesi a novembre dello scorso anno quando nella rotonda, nei pressi del campo, vennero esplosi oltre venti colpi di arma da fuoco. Colpi sparati in aria e in fasi successive. Sia carabinieri che polizia indagando su quell’episodio raccolsero elementi per dire che molto probabilmente nel villaggio qualcuno aveva nascosto delle armi. La vicenda è controversa anche perché l’episodio della sparatoria è legato al ferimento di un nomade, per ragioni passionali, avvenuto qualche giorno dopo a San Biagio di Callalta in provincia di Treviso. Chi aveva sparato era convinto che nel villaggio si nascondesse un nomade accusato di avere una relazione con la donna di un altro sinti. Quest’ultimo trovato il rivale in amore ebbe però la peggio e rimediò diversi colpi di pistola. Venne salvato solo dopo un lungo intervento chirurgico.
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