«Bisogna spalmare gli arrivi tutti i Comuni devono aderire»

Il nuovo prefetto Carlo Boffi ha rilanciato lo “Sprar” che prevede l’accoglienza e il rimpatrio assistito in base al rapporto di tre migranti ogni mille abitanti. Oggi andranno via in 23 da Conetta
Di Marta Artico

VENEZIA. Sprar, ossia Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, nuovo bando di accoglienza e rimpatrio assistito. Sono questi i temi affrontati ieri durante la cosiddetta “cabina di regia” che si è svolta in prefettura: Carlo Boffi, il nuovo prefetto di Venezia, ha incontrato i sindaci (una quindicina i presenti) dei comuni della città metropolitana per affrontare l’emergenza migranti. Un incontro interlocutorio, durante il quale il prefetto ha ascoltato i primi cittadini e cercato di sensibilizzarli ad aderire quanto più possibile allo Sprar: modalità secondo la quale l’ente locale accede al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo per realizzare progetti di accoglienza integrata, solo che in questo caso gestisce il bando in proprio ed evita sorprese dell’ultimo minuto, perché chi abbraccia lo Sprar ha già raggiunto il tetto di accoglienza. Inoltre, il coefficiente massimo applicato per comune è del 3 per mille, quindi un territorio come Cona di circa 4 mila abitanti, potrebbe accogliere massimo 12 migranti. Un modo per “spalmare” i richiedenti nei 44 comuni. «Lo scopo della riunione era instaurare un dibattito profondo e articolato con i sindaci, affrontare le linee generali e le ricadute sul territorio. Abbiamo esaminato i numeri e sono stati snocciolati tutti i dati dello Sprar, ossia l’accordo Anci-Ministero per l’equa redistribuzione dei richiedenti asilo. I sindaci hanno dimostrato massima apertura mentale nel capire la drammaticità della situazione». Le armi in mano alla Prefettura per distribuire i migranti sono due: lo Sprar e la modifica del bando. «Il concetto», esordisce, «è che la chiusura è un boomerang: se non mi prendo nessuno nel territorio e il comune vicino a me accoglie i migranti, i richiedenti gravitano nel mio territorio senza un ristoro. A volte è meglio affrontare la situazione nell’interesse di tutti».

Al centro del dibattito il caso dell’hub di Conetta: «Il sindaco ha un numero elevatissimo di migranti, che cerchiamo di alleggerire con prudenza, erano 1.450 al 30 dicembre, ora sono 1.240». Oggi la prefettura riuscirà a spostarne altri 23. «Chiaro che ciò non significa risolvere la situazione, ma è un alleggerimento sostanzioso che mettiamo in atto senza creare ulteriori problemi in altre località». I sindaci hanno posto domande sui vantaggi della rete Sprar. «In questo caso, il comune accoglie i richiedenti in proporzione al territorio, un comune come Cona ne avrebbe 12, ma la partita la gestirebbe l’amministrazione». Che presenta il progetto, il sistema organizzativo e incasserebbe direttamente il versamento dello Stato. Il comune copre la sua quota e basta.

«Questo sistema», spiega il prefetto, «funziona se tutti vengono inseriti nella rete Sprar». Ma se i comuni dicono no, il palco crolla. E si passa ai bandi per l’individuazione di centri di accoglienza straordinaria, dove entra in gioco chi partecipa al bando, e con il rischio di avere numeri maggiori. Vedi Conetta. Se c’è poca accettazione dei bandi, la struttura che ha disponibilità è costretta a prenderne di più. «L’anomalia di Cona non deriva dalla scelta di qualcuno, ma dall’impossibilità di una idonea collocazione negli altri comuni». Se Cona avesse accettato lo Sprar, non sarebbe stata aperta la base. «Spero che ci sia una maggiore disponibilità e apertura, anche perché alcune amministrazioni comprendono che una posizione di chiusura non porta vantaggi ma danni».

Lo Sprar significa vantaggi economici, l’utilizzo dei migranti in attività utili, compensazione economica dei disagi legati all’accoglienza e in prospettiva i famosi 500 euro a migrante.

La Prefettura ha fatto partire una lettera alle cooperative che si occupano di accoglienza migranti, nella quale chiede suggerimenti che possano facilitare il nuovo bando che dovrebbe essere predisposto a stretto giro, forse già la settimana prossima. Ad esempio la modifica di requisiti di partecipazione, l’esperienza richiesta, i numeri (abbassare la quota minima). E poi c’è il rimpatrio, ossia l’accompagnamento assistito, sul quale il ministro punta. Di Cie, ex centri di espulsione che dovrebbero diventare centri di rimpatrio, si è discusso poco, perché l’incontro con il ministro è saltato. «Il mio auspicio è che anche i sindaci non presenti partecipino in futuro agli incontri, anche se sono contrari, perché le soluzioni sono migliori se condivise». Boffi ci tiene anche a rettificare un messaggio, quello dei guadagni delle cooperative che sfrutterebbero l’accoglienza. «Se davvero fosse così, ci sarebbe una forte partecipazione alle gare. Cosa che non avviene, perché l’offerta è minore rispetto ai numeri di cui diamo la disponibilità. Questo messaggio è ingeneroso verso i lavoratori delle cooperative venete, va contro l’impegno di tanti. Poi ok, qualche cosa non va, ma non ci sono situazioni di sfruttamento».

In merito a un arrivo di 50 migranti da Catania, il prefetto ha confermato di aver rappresentato le problematiche del territorio e di aver bloccato gli invii.

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