Biotestamento, terzo rinvio per il disegno di legge sul fine vita

A dieci anni dalla morte di Piergiogio Welby, la commissione Affari sociali della Camera ha approvato il testo Lenzi. Due i punti che dividono: la possibilità di rifiutare nutrizione e idratazione artificiali; la vincolatività per il medico, tenuto a rispettare la volontà del paziente. La relatrice: «Andremo avanti, temo solo la fine della legislatura». Cappato: «La legge serve a mettere tutti nelle stesse condizioni»

ROMA. Fabiano Antoniani, noto come Dj Fabo, dalla sua “gabbia buia” ha lanciato più di un appello, anche al presidente della Repubblica, chiedendo di poter essere libero fino alla fine. Ha 40 anni e da tre, a causa di un incidente in macchina, è cieco e tetraplegico. Nessuna terapia lo ha aiutato e chiede di smettere di soffrire per morire con dignità. Dopo anni di battaglie senza esito per ottenere il diritto alla morte senza dolore, il 26 febbraio è partito da Milano per farsi portare in una clinica in Svizzera, per poter sottoporsi all'eutanasia. La sua battaglia ha riacceso il dibattito su una legge che divide.

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Dieci anni dopo la morte di Piergiorgio Welby, aiutato dal suo medico anestesista, Mario Riccio, a interrompere la ventilazione meccanica, e dopo il caso di Eluana Englaro, in Italia non c’è ancora una legge sul fine vita. Il dibattito politico però non potrebbe essere più acceso.

Proposte di legge alla Camera. Stretto tra deputati cattolici che abbandonano la discussione sugli emendamenti, leghisti che minacciano barricate e l’Associazione ProVita onlus che lo definisce «mortifero» e ne chiede il ritiro, un disegno di legge, dopo tre rinvii, dovrebbe finalmente approdare alla Camera il 6 marzo. Non prevede la legalizzazione dell’eutanasia da parte del medico su richiesta del paziente (oggi possibile solo in Olanda, Belgio, Lussemburgo, Svizzera) ma introduce la possibilità di lasciare scritte le proprie disposizioni nel caso in cui ci trovassimo non più in grado di intendere e di volere; definisce vincoli per il medico; introduce la figura di un fiduciario.

Cosa prevede la legge sul fine vita

C’è un’altra proposta di legge alla Camera, di iniziativa popolare e presentata dall’Associazione Luca Coscioni, che include l’eutanasia. Ma in questo caso il dibattito si è fermato il 3 marzo del 2016.

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LECCO - BEPPINO ED ELUANA ENGLARO - Lecco - Beppino Englaro in casa con alcune foto di Eluana - Fotografo: FRANCO BOLZONI


I punti controversi. Il testo unificato sulle “Disposizioni anticipate di trattamento” (Dat), o Biotestamento, approvato dalla commissione Affari sociali, regolamenta le decisioni sul fine vita in cinque articoli. «Due passaggi in particolare hanno creato resistenza», spiega la relatrice Donata Lenzi (Pd). Uno prevede la possibilità di decidere se accettare o meno trattamenti di nutrizione e idratazione artificiali, in previsione di una eventuale futura incapacità di autodeterminarsi; l’altro è la vincolatività per il medico che è tenuto a rispettare la volontà del paziente.

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«Questa legge è importante perché dà certezza - ribadisce la relatrice - che le disposizioni sul fine vita siano vincolanti. Riconoscendo un’eccezione: se ci sono possibilità di conseguire un miglioramento delle condizioni di vita, magari sono state messe a punto terapie non prevedibili al momento della sottoscrizione, il medico con il fiduciario può scegliere un’altra strada».

La deputata si dice ottimista sul percorso di approvazione («L’accordo è molto trasversale»), intravede un rischio solo nella fine della legislatura. Non teme neanche che eventuali parti poco chiare del testo possano portare in futuro la magistratura a dover mettere delle pezze. «Il conflitto poi può sempre sorgere - dice - basti pensare al caso di familiari che la pensano diversamente. Ma dando disposizioni di trattamento anticipate si finirà meno davanti a un magistrato, è più facile che scoppi un conflitto se non è stata lasciata nessuna indicazione». In fondo, dice, allargando lo sguardo, si tratta di «regolarizzare qualcosa che è già cresciuto spontaneamente».

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«Uguali condizioni per tutti». «Sospensione delle terapie, testamento biologico, sedazione continuata e profonda: stiamo parlando di cose che già si fanno- dice Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.- Il vero passaggio è definire bene l’obbligo dei medici nel rispettare la volontà del paziente per evitare di passare dai tribunali». Oggi, dice, «i singoli casi vengono trattati in modo molto diverso da centro a centro. Il destino del singolo è legato alla struttura a cui si rivolge. La legge serve a mettere tutti nelle stesse condizioni». Se l’iter legislativo è lungo e sofferto, le sentenze dei tribunali si sono portate avanti. «Il medico di Welby ha rischiato e poi è stato scagionato; il padre di Eluana Englaro è stato autorizzato a sospendere le terapie; nel caso di Walter Piludu, malato di sla, è stato un magistrato a imporre alla Asl di Cagliari di rispettare la scelta del malato dunque la sospensione della nutrizione - dice Cappato -. Dieci anni non sono passati invano».


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