Biotestamento. Lenzi: «Regolarizziamo qualcosa che è già cresciuto spontaneamente»

«Le legge sul biotestamento va a regolarizzare qualcosa che è già cresciuto spontaneamente», dice Donata Lenzi (Pd), capogruppo Pd in Commissione Affari sociali. Il testo, di cui è relatrice, è stato unificato lo scorso dicembre e ha avuto un iter lungo e sofferto. Gli emendamenti presentati all'inizio erano 2800, poi ridotti a 288. Il 16 febbraio la commissione Affari sociali della Camera lo ha approvato ma il fronte trasversale dei deputati cattolici ha abbandonato l'incontro prima del voto. Dopo tre rinvii, finalmente, dovrebbe approdare alla Camera il 6 marzo prossimo. “Questa legge è importante, perché dà certezza - spiega Lenzi - che le disposizioni lasciate sul fine vita sono vincolanti. Riconoscendo un'eccezione: se ci sono novità significative, la possibilità di un migioramento, il medico con il fiduciario può scegliere un'altra strada. Accentuiamo molto la figura del fiduciario, rappresenta la garanzia che le convinzioni vengano rispettate anche in caso di cambiamenti”. Due sono i punti su cui c'è stata maggiore resistenza soprattutto da parte del mondo cattolico, riepiloga: "la vincolatività del medico alle disposizioni e la possibilità prevista di rifiutare la nutrizione e l'idratazione artificiali. Ma quest'ultimi sono trattamenti sanitari e come tali rientrano nella disponibilità del singolo».
Come è schierato il mondo cattolico sul tema?
«C'è un arco diverso di posizioni: c'è chi è ancora molto legato e condizionato dal caso Englaro e chi invece capisce che, come succede in altri Paesi europei, è possibile anche per un cattolico scrivere una disposizione anticipata di trattamento, magari con molta attenzione. Oggi scienza e tecnica ci mettono di fronte alla possibilità di rimanere in vita per lungo tempo attaccati a una macchina, possibilità che non era prevedibile anni fa, e di fronte a questo la scelta o meno di staccare la spina deve essere in capo alla persona, non allo Stato».
Nel caso del malato di sla di Montebelluna che ha scelto di essere sedato fino all'arrivo della morte si è parlato di eutanasia.
«Non ha senso: la sedazione profonda è prevista già dalle cure palliative, il malato era già in una fase finale della vita e ha scelto di andarsene senza dolore, chiedendo che non fosse fatto niente per interrompere il decorso della malattia dopo aver lottato per diversi anni».
Se dovesse passare questa legge, non teme si profili il rischio, come in altri casi, che la magistratura sia poi chiamata a "mettere delle pezze"?
«No, lo escludo. Anche se forse ci saranno casi in cui si finirà davanti a un magistrato. Noi indichiamo nel giudice tutelare la persona chiamata a prendere le decisioni nell'individuazione del fiduciario nel caso in cui ad esempio sia venuto a mancare o nel nominare un amministratore di sostegno se la posizione è controversa. Dunque abbiamo individuato anche il giudice di riferimento. Il conflitto poi può sempre sorgere, basta pensare a più familiari che la pensano diversamente. Ma dando delle disposizioni si finirà meno davanti a un magistrato, è più facile che scoppi un conflitto se non è stata lasciata nessuna indicazione.»
Le divisione interne al Pd possono può rallentare il percorso di approvazione della legge?
«L'accordo su questo testo è molto trasversale, andrà avanti. Vedo un rischio solo nella fine della legislatura. Il Senato è poco prevedile ma abbiamo lavorato in modo ottimale con i nostri colleghi della Commissione sanità del Senato.»
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