Bioraffineria Eni, scatta la seconda fase

Gli impianti del biodiesel in manutenzione si preparano a raffinare l’olio di palma e altre biomasse
Agenzia Candussi, giornalista Favarato. Conferenza stampa Raffineria Eni in via dei Petroli Marghera.
Agenzia Candussi, giornalista Favarato. Conferenza stampa Raffineria Eni in via dei Petroli Marghera.

MARGHERA. Sono state del tutto rimosse le «tracce di idrocarburi, minerali o vegetali, in quantità trascurabile» che domenica pomerigigo avevano provocato delle «irridescenze» sul filo dell’acqua, all’altezza dello scarico dell’acqua di raffreddamento delle bioraffineria dell’Eni.

Intanto, procedono come da programma le manutenzioni straordinarie e la realizzazione del nuovo impianto di raffinazione previsto dalla seconda fase di riconversione della raffineria di Porto Marghera. Dal 9 gennaio scorso gli impianti di produzione del biodisel sono fermi per i lavori di manutenzione straordinaria che dureranno 90 giorni.

Contestualmente continua la realizzazione dell’impianto che permetterà di raffinare in proprio l’olio di palma – attualmente usato per produrre il biodiesel con una componente vegetale che arriva al 15 %, oltre il limite del 10 % posto dalle direttive dell’Unione Europea – e in prospettiva anche l’utilizzo anche «biomasse non in competizione con gli usi alimentari» di seconda generazione, come grassi animali di scarto e oli alimentari esausti, come pure dei cosiddetti “advanced” (oli da rifiuti), alghe in sperimentazioen a Gela in Sicilia e tutto il materiale ligno e cellulosico, in pratica il cosiddetto “sfalcio”. Cuore tecnologico della bioraffineria veneziana dell’Eni è “EcofiningTM”, un sistema sviluppato nei laboratori di San Donato Milanese in collaborazione con Honeywell-Uop e poi applicato alla sezione catalitica di idrodesolforazione della raffineria di Venezia.

Lo stesso “EcofiningTM” ha permesso di intraprendere anche un’altra ambiziosa sperimentazione e cioè l’alimentazione a biodiesel del pattugliatore d’altura Foscari della Marina Militare italiana, primo esempio di questo tipo a livello mondiale. Oggi la riconvertita bioraffineria dell Eni – costruita e inaugurata a Venezia nel 1926 – si approvvigiona circa 300 mila tonnellate di oli vegetali all'anno, che diventeranno circa 560 mila dopo il completamento della fase due del progetto di riconversione, per produrre attualmente 250 mila tonnellate annue di Eni Diesel + che diventeranno 420 mila entro il 2020. Con il 15% di componente vegetale rinnovabile ed una «matrice idrocarburica ottimizzata», il Diesel + prodotto nella bioraffineria veneziana permette di ridurre i consumi di questo carburante fino al 4%, facilita le partenze a freddo degli autoveicoli e garantisce una minor rumorosità del motore grazie all'elevato numero di cetano. Inoltre, consente di ridurre le emissioni di CO2 oltre il 5%, gli idrocarburi incombusti, l'ossido di carbonio fino al 40% e il particolato fino al 20%». (g.fav.)

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