Bimba rapita, indagato per sequestro

Aveva chiesto un riscatto di diecimila euro al padre ma poi ha restituito la piccola di 8 anni alla madre a Rieka
Di Carlo Mion

Si chiama Nusret Osmanovic, ha 37 anni, ed è croato, l’uomo accusato di aver rapito, nel primo pomeriggio di sabato, una bambina di 8 anni, figlia di un suo conoscente con il quale era arrivato a Mestre. Piccola che poi in serata ha riconsegnato alla madre a Rieka. L’uomo è indagato per sequestro di persona a scopo di estorsione.Sulla vicenda stanno indagando gli agenti della Squadra Mobile coordinati dalla Dda di Venezia. Ha seguito in prima persona il caso il Procuratore aggiunto Adelchi d’Ippolito. L’indagine, che ora vede il coinvolgimento delle autorità croate, è tutt’altro che finita. Molti i lati oscuri da chiarire.

Il rapimento. La ricostruzione viene fatta grazie al racconto del padre. L’allarme scatta nel primo pomeriggio di sabato quando in tutto il Veneto viene diramata la nota di ricerca di un'auto con targa croata a bordo della quale ci sarebbe un uomo con una bambina di otto anni portata via al padre. Venerdì notte due croati con la figlia di uno dei due partono da Rieka per raggiungere Padova, dove devono recarsi ad acquistare un’auto. A doverla acquistare il padre della bambina. Per 150 euro lo accompagna il conoscente che poi aveva il compito di guidare una delle due auto al ritorno. Alla guida c’è il padre della ragazzina. Giunti a Mestre, intorno alle 12, decidono di fermarsi per acquistare le sigarette e bere un caffè. Non conoscono la zona e quindi percorrono diverse vie per trovare un posto. Non è ancora chiaro dove si siano fermati, sembra nella zona di piazza Barche. Alla fine trovano un bar e non lontano un tabacchino. Scendono e il padre lascia il suo cellulare in auto. Mentre lui cerca le sigarette, il conoscente e la figlia vanno al bar. Quindi ritorna alla macchina che aveva perso di vista. Ma non trova l’auto. Inizialmente pensa che il suo compagno di viaggio l’abbia spostata perché disturbava il traffico. Si guarda intorno, ma l’auto, una Peugeot 308 SW, non c’è.

L’allarme. A un certo punto cerca un telefono pubblico e chiama il numero del suo cellulare lasciato nell’auto. Inizialmente non ottiene nessuna risposta. Insiste ma niente. Poi gli risponde l’uomo - non si capisce se si tratta di amico o conoscente - con cui aveva fatto il viaggio. Gli chiede dove sia finito. L’altro per tutta risposta dice che se rivuole sua figlia deve pagare dei soldi: 10 mila euro.

Lunghe ore di attesa. Sono circa le 14 quando il padre raggiunge la Questura e racconta agli uomini della Squadra Mobile del dirigente Stefano Signoretti, quanto accaduto. I poliziotti hanno difficoltà a capire quanto sia vero il racconto, anche perché difficile da verificare in quel momento. Del resto l’uomo è in stato confusionale. Comunque l’ipotesi di reato è di sequestro di persona a scopo di estorsione, per cui è competente la Dda. Scattano le ricerche dell’auto. Le prime analisi sul telefonino del padre, lo danno già oltre confine. Passano ore senza che si venga a capo di nulla. L’uomo che vive affittando case a Rieka e fa il commerciante ambulante dice che l’altro voleva soldi.

Il colpo di scena. Intorno alle 22, l’uomo riesce a parlare con la moglie del rapitore che gli dice: abbiano restituito tua figlia. Quindi chiama la moglie e riesce a parlare con la figlia che sta bene e a cui nessuno ha torto un capello. Le indagini continuano con il coinvolgimento della polizia croata.

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