Bimba di 8 anni rapita a Mestre e poi ritrovata
MESTRE. Allarme per il sequestro di una bambina di otto anni croata rapita al padre mentre si trovava in città. Una vicenda sulla quale sta indagando la Squadra Mobile di Venezia e che ha ancora diversi aspetti da chiarire.
L’allarme. L’allarme scatta nel primo pomeriggio di ieri quando in tutto il Veneto viene diramata la nota di ricerca di un’auto con targa croata a bordo della quale ci sarebbe un uomo con una bambina di otto anni portata via al padre.
Il rapimento. Venerdì notte due croati con la figlia di uno dei due partono dalla Croazia per raggiungere il Veneto. Devono recarsi ad acquistare un’auto tra Mestre e Padova. I tre viaggiano diretti a Mestre. Alla guida c’è il padre della ragazzina. Giunto in città, intorno alle 13, decide di fermarsi per acquistare le sigarette. Non conosce la zona e quindi percorre diverse vie per trovare un posto. Non è ancora chiaro dove si sia fermato, sembra nella zona di piazza Barche.
Alla fine trova un tabacchino. Scende lasciando il cellulare in auto. Impiega poco tempo per effettuare l’acquisto. Quindi ritorna alla macchina che aveva perso di vista. Ma non trova l’auto. Inizialmente pensa che il suo compagno di viaggio l’abbia spostata perché disturbava il traffico. Si guarda intorno, ma l’auto, una Peugeout 308 SW, non c’è.
L’uomo in preda all’ansia si mette a cercare in lungo e in largo l’auto. Ma niente. Chiede ad alcuni passanti se hanno visto la vettura, ma complice anche il fatto che conosce poche parole di italiano, non riesce a ottenere informazioni.
La telefonata. A un certo punto cerca un telefono pubblico e chiama il numero del suo cellulare lasciato nell’auto. Gli risponde l’uomo - non si capisce se si tratta di amico o conoscente - con cui aveva fatto il viaggio. Gli chiede dove sia finito, gli grida di tornare dove aveva lasciato l’auto e di riportargli la figlia. L’altro per tutta risposta dice, con sangue freddo, che se rivuole sua figlia deve pagare dei soldi. Non è chiaro quanto, forse 10mila euro o 20mila euro. Quindi riattacca.
Il padre è in preda alla disperazione e alla confusione. Non sa cosa fare, piange, impreca e alla fine riesce a farsi aiutare per chiedere aiuto alla polizia.
In Questura. Chiesto l’intervento del 113, riesce ad arrivare in Questura a Santa Chiara. Viene portato alla Squadra Mobile e qui racconta quanto era successo poco prima. Nel frattempo ha avvisato pure la famiglia in Croazia. La macchina investigativa si mette in moto. L’uomo, purtroppo, ed è comprensibile, è agitato.
La sua ricostruzione dei fatti ha punti poco chiari ad iniziare dal fatto che non si capisce dove il fatto sia esattamente avvenuto.
Il croato ripete diverse volte le fasi della vicenda anche perché lentamente aggiunge particolari che possono essere utili alle indagini. Viene avvisato il Procuratore capo reggente Adelchi d’Ippolito. Del resto in questa fase le indagini procedono con l’ipotesi di reato di sequestro di persona a scopo di estorsione, per cui è competente la Dda.
Indagine complessa. La vicenda è molto complessa. Per gli agenti del dirigente Stefano Signoretti è una corsa contro il tempo. Devono raccogliere più elementi possibili in breve: devono trovare una bambina di otto anni e non è chiaro chi sia veramente l’uomo che secondo il padre si è portato via la piccola. Anche perché, a quanto pare, non è una rapimento studiato a tavolino, ma assomiglia a un cosiddetto “rapimento lampo”. Gli investigatori si trovano dunque davanti non un professionista ma qualcuno che molto probabilmente non è in grado di gestire una situazione molto rischiosa. E se fosse uno psicopatico? I poliziotti lavorano molto anche per capire chi è il padre e chi è l’uomo che ha rapito la piccola. Magari ha qualche punto di riferimento in zona. Ma fino a sera della bambina nessuna traccia.
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