Bilancio, la tegola derivato 18 milioni da rimborsare

Mogliano. L’assessore Bardini contro il prodotto finanziario stipulato nel 2006 «Le quote diventeranno proibitive dal 2019 ma al momento non si può recedere»
Di Matteo Marcon
Guerretta Mogliano nuova giunta comunale in foto diego bardini
Guerretta Mogliano nuova giunta comunale in foto diego bardini

MOGLIANO. «Lo sciagurato contratto»: l’assessore al bilancio Diego Bardini definisce così il prodotto derivato che fu stipulato dal Comune con Banca Intesa nel dicembre 2006. A quasi dieci anni, quel “boccone avvelenato” inizia a pesare in maniera sempre più preoccupante sugli equilibri di bilancio dell’amministrazione. E si torna a parlare di rischio crac per le casse dell’ente, malandate in particolare da tre fallimentari operazioni. «Con la vicenda legata alle partecipate Molius ed Spl, più il derivato», commenta Bardini, «fatto 100 il patrimonio dell’intero Comune di Mogliano, in pochi anni si sono persi almeno 18 milioni di euro». Se questi numeri fanno già impressione così, ancora più preoccupante è la progressione delle rate di ammortamento del mutuo a cui è legato il derivato.

Se nel triennio 2008-2010 il totale dei rimborsi ammontava a 538mila euro, gli scenari del prossimo futuro sono da incubo: nel triennio 2020-2022 dovranno essere pagati 6,2milioni, e in quello finale 2023-2025, anno di estinzione totale del debito, addirittura 11,5 milioni. Bardini ha illustrato il problema in consiglio comunale. E già per le attuali gestioni, il contratto derivato si sta rivelando difficile da gestire: «Nel 2016», spiega, «il costo dell’indebitamento legato al mutuo in essere con derivato peserà per 1,65 milioni di euro, di cui 738mila euro per il rimborso in quota capitale e 918mila per interessi». Più si va avanti con gli anni, più le rate aumentano: «Il maggior peso del debito anno su anno, a parità di entrate (se non si vuole cioè agire sulla leva fiscale ed alzare le tasse, ndr), andrà coperto con tagli di spesa: la cosa ci preoccupa non poco in quanto i rimborsi in quota capitale previsti si fanno via via sempre più pesanti e addirittura proibitivi dal 2019».

Per ora liberarsi del derivato è praticamente impossibile: «Il mark to market (il valore di mercato del prodotto finanziario al 29 gennaio 2016) è negativo per 5,7 milioni di euro», spiega Bardini, «Questa la cifra che dovremmo spendere oggi per recedere dal contratto, davvero insostenibile. In ogni caso, per procedere bisogna prima aver risolto la grana della causa legale intentata dalla passata amministrazione contro Banca Intesa: ci aspettiamo la sentenza di primo grado soltanto per maggio 2017». Secondo il Comune, i responsabili della banca nascosero al consiglio comunale le potenziali conseguenze negative del derivato.

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