Bike sharing, noleggio senza biciclette
Una desolante striscia di stalli vuoti. Davanti alla stazione ferroviaria di Mestre, in piazzale Donatori di Sangue, davanti a villa Erizzo. E ancora, in via San Girolamo, all’imbocco della piazza Ferretto o a Carpenedo. Cercare una bicicletta pubblica del servizio Bike Sharing da mesi è una impresa impossibile. Perché di fatto il servizio è interrotto da mesi.
Bike sharing interrotto. Claudio, giovane pendolare da Fiesso d’Artico a Mestre, racconta: «Sono abbonato al servizio ma da mesi è oramai impossibile trovare una bicicletta per spostarsi da e per la stazione. Sono letteralmente sparite e, di fatto, pago un abbonamento per avere nulla in cambio». Un altro lettore, Daniele De Cecco, segnala: «Non ho mai voluto acquistare una auto e per girare uso i mezzi pubblici. Anche quest’anno ho rinnovato l’iscrizione al Bike sharing del Comune. Ma trovo sempre le rastrelliere vuote. Le biciclette dove sono?». Segnalazioni di questo tipo si ripetono con cadenza settimanale. Il Bike sharing, la bicicletta pubblica di Mestre e del Lido, è sparita dalla terraferma. Un servizio falcidiato da furti, danneggiamenti e vandalismi da un anno a questa parte. Ottanta biciclette all’avvio nel 2010, oggi ne restano una decina e trovarle è una impresa. Si dice siano quasi 300 le bici sostituite e sparite nel corso di tre anni. Vero è che a Mestre tanti usano la bici propria e i furti di velocipedi sono all’ordine del giorno tanto che non fanno più notizia ma il servizio comunale, uno dei punti di forza del programma di espansione della ciclabilità in città, di fatto ha fatto clamorosamente flop.
Continue lamentele. Lo ricordano gli utenti, lo segnala Claudio Borghello (capogruppo Pd in Comune) in una lunga interrogazione all’assessore Bergamo con cui chiede conto dei vari problemi della ciclabilità e chiede l’istituzione di un bike manager che collabori con Avm e Ufficio Biciclette. L’assessore ribatte: «Per un problema tecnico si sono verificati tutti quei furti, ora siamo pronti a rilanciarlo» (vedi articolo sotto).
I dati. Asm, che ha introdotto le bici in affitto anche nei parcheggi di Castellana e S. Maria dei Battuti dove la sosta costa un euro al giorno, ha di recente fornito i dati: i prelievi negli stalli sono passati dai 9 mila del 2011 ai 13.700 del 2012 e ai 17.073 del 2013. Sedici stalli, un appalto al servizio “Bici in città”, attivo anche in altre città italiane e una tessera per usarlo.
Gestione da migliorare. Utilizzo gratuito fino a 60 minuti, ma l’obbligo di iscriversi al servizio con la tessera Imob (quella del trasporto pubbico) al costo di 15 euro l’anno. Un servizio che si potrebbe migliorare grazie alla tecnologia, visto che l’infomobilità oggi dialoga sempre più via smartphone. Questo consentirebbe di far usare il servizio anche a tutti quei turisti (almeno 1 milione e 700 mila l’anno) che pernottano a Mestre per visitare la vicina Venezia e potrebbero trovare attrattivo un giro in bicicletta. E che un domani, realizzata la pista sul ponte della Libertà, potrebbe andare in bici da Mestre a Venezia.
Piste e Bici-park. La rete di piste ciclabili realizzate negli anni in terraferma ha superato i 100 chilometri e il Comune ha realizzato un Bicipark da 600 posti vicino alla stazione. Ci sono state lamentele per la rampa ripida e l’assenza di pista per arrivare.
E si assiste in questi giorni anche al fenomeno delle bici lasciate in sosta selvaggia in via Trento. Ma in città più grandi come Torino si raccolgono firme per ottenere dal sindaco Piero Fassino park come quello di Mestre.
Convivenza e regole. I ciclisti in città sono il 33.5 per cento ma ci sono tante cose da migliorare. Tratti di piste insicure e segnate solo con una striscia bianca per terra. E una difficile convivenza con auto e pedoni. In via Poerio, la convivenza promiscua tra bici e pedoni appare difficile e nelle vicina piazza Ferretto, nonostante il divieto come area pedonale che vale anche per via Palazzo, le biciclette girano libere. Pochissime le multe dei vigili e non si vedono più neanche i “vigili d’argento” dell’Auser che in altre città, come Padova, continuano a presidiare il traffico, usando i fischietti.
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