Biennale, Sgarbi ritira le dimissioni: "Berlusconi vuole che resti"

Ieri l’incontro con il premier. Galan era pronto a sostituirlo
Il critico d’arte Vittorio Sgarbi e il ministro Giabcarlo Galan
Il critico d’arte Vittorio Sgarbi e il ministro Giabcarlo Galan
E' ormai una vera «performance» - degna, appunto della Biennale Arte - quella di Vittorio Sgarbi sulle sue dimissioni da curatore del padiglione italiano della rassegna. Dopo averle minacciate - anche in seguito alla bocciatura della sua nomina a soprintendente a Venezia da parte di Galan - e infine annunciate, ieri l'ultimo dietro-front: «Berlusconi mi ha convinto, ritiro le mie dimissioni». E il ministro dei Beni Culturali deve assistere, abbozzando.

Proprio oggi al Ministero è in programma una riunione promossa dal direttore generale Antonia Pasqua Recchia, commissario per il padiglione italiano, anche con la stessa Biennale, che doveva servire a fare il punto e designare il successore di Sgarbi, visto che Galan aveva preso per buono il suo annuncio, con forte irritazione.


La riunione ci sarà, ma Sgarbi è di nuovo protagonista, tanto da aver confermato la presentazione ufficiale per giovedì della «sua» Biennale (è l'unico a conoscerne il programma), ma non ai Beni Culturali. Al ministero degli Esteri, con il ministro «amico» Franco Frattini, che ha messo a disposizione come estensione del padiglione gli Istituti italiani di cultura all'estero e non dal «nemico» Galan. «Ho incontrato il premier - ha dichiarato ieri Sgarbi per spiegare il rientro delle dimissioni, peraltro mai formalizzate - che mi ha garantito il suo diretto impegno per il reperimento dei fondi e per consentire l'accoglienza a tutti gli artisti invitati. Avevo chiesto di incontrare Berlusconi perché nella grave emergenza delle sedi per la Biennale di Venezia, a un mese dalla sua apertura, non avevo avuto rassicurazioni dal ministro dei Beni Culturali».


Il critico racconta di aver chiarito al presidente del Consiglio «di aver esercitato le funzioni di soprintendente al Polo Museale Veneziano per sei mesi senza alcun compenso», nonché di «aver lavorato per un anno al progetto del Padiglione Italia, anche in rapporto con i ministeri dell'Istruzione e degli Esteri, senza aver avuto alcun finanziamento e senza alcun compenso».


Sgarbi riferisce poi di aver indicato a Berlusconi «l'emergenza della situazione per il numero di artisti invitati e l'assoluta inadeguatezza degli spazi fino ad oggi concessi». Da qui la promessa del premier. Contestualmente, conclude il critico, «è stato informato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, il cui Ministero ha garantito l'adesione di tutti gli 89 istituti di cultura italiani nel mondo».


«Il 15 maggio dovrebbero partire i lavori per l'allestimento - aveva già spiegato Sgarbi - e siamo pronti a partire in tutte le sedi dislocate d'Italia, grazie ai finanziamenti e alle disponibilità delle Regioni, ma non a Venezia dove ci sono 700 artisti invitati ma gli spazi per ora assegnati ne possono accogliere al massimo 200». Ma adesso garantisce Berlusconi e tutto per Sgarbi sembra a posto. Almeno per oggi.

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