Biennale, città in affitto: offerti oltre duecento spazi
VENEZIA. Tutta la città «in affitto» per la Biennale Arti Visive ormai prossima, anticipata a maggio per farla coincidere con l’Expo milanese. Impossibile elencare tutte le istituzioni e i privati che "offrono" spazi espositivi in città in occasione della Mostra internazionale d’arte. La Bacheca della Biennale che da qualche anno "smista" parte delle richieste - mettendo in contatto Paesi privi di padiglione o organizzatori di mostre con chi offre spazi espositivi - segnala attualmente circa oltre 200 luoghi offerti in città per questa Biennale.
C'è di tutto. Da una falegnameria di Castello - tra gli ultimi a proporre i suoi circa 300 metri di spazio - alla sala della bocciofila della Giudecca. Da alberghi cone il Molino Stucky, il Giorgione, l’Hungaria al Lido a scuole come il liceo artistico Michelangelo Guggenheim nell’ex convento dei Carmini. Anche il Comune non si sottrae al business, offrendo ad esempio spazi come la Sala del Camino alla Giudecca o il Palasport Gianquinto e i Musei Civici propongono in extremis la Sala delle Qattro Porte del museo Correr. Si "offre" persino l'aeroporto Nicelli del Lido. Moltissimi naturalmente i palazzi privati o gli edifici religiosi riconvertiti, come l'Abbazia di San Gregorio, e una moltitiudine di ex chiese. Non mancano i musei statali, come Palazzo Grimani. Proposto come area mostre persino lo Squero per le gondole di San Trovaso, di proprietà dell'Ente Gondola. Numerose, naturalmente, anche le gallerie private e tutte le principali istituzioni culturali, dall'Istituto Veneto, all'Ateneo Veneto, alla Fondazione Querini Stampalia, alla Fondazione di Venezia.
Il boom immobiliare di Biennale e dintorni. Il motivo di questa super-offerta è nel ritorno economico, che per molte istituzioni o private piò rappresentare un’autentica boccata d’ossigeno. E i prezzi sono già schizzati in alto rispetto alla Biennale di due anni fa, perché la domanda supera l'offerta e c'è ancora chi sta cercando spazi espositivi. Si va da un minimo di diecimila euro al mese (da moltiplicare per sei, la durata della Biennale) per un semplice magazzino, ai 40 mila euro (che diventano così 240 mila per tutta la durata), per un palazzo, per il solo uso dello spazio, senza calcolare la guardianìa, che si porta via altri 6-7 mila euro e gli allestimenti, ormai costosissimi, anche perché le ditte veneziane che li fanno sono oberate di lavoro.
Più economiche le chiese, ancora affittabili a circa 10-15 mila euro al mese e infatti anche la Curia _ a corto di fondi per la manutenzione - si è gettata nel business e la chiesa di San Lio, piuttosto che quella di Sant'Antonin, la chiesetta di San Samuele e persino alcune sale del Museo del Diocesano diventeranno per la Biennale spazi espositivi, per non parlare della Basilica di San Giorgio Maggiore.
C'è ormai con un giro d'affari legato alla grande kermesse e alla miriade di mostre che si aprono nello stesso periodo che supererebbe i i 25 milioni di euro. Ogni Paese senza padiglione, per partecipare alla Biennale trovando un proprio spazio espositivo spendeva due anni fa _ tra affitto, guardianìa, catering, trasporti delle opere, spese di soggiorno, pubblicità _ da un minimo di 100 mila a un massimo di 500 mila euro. Ma il listino ora va aggiornato al rialzo. Ma a Venezia è tutto caro per le mostre e gli stessi taxi da prenotare per i giorni della vernice sono praticamente introvabili. Si capisce come ormai per la città in chiave turistica la Biennale Arte sia veramente un grande affare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia