Biennale architettura chiude con 260mila visitatori

Tra Arsenale e Giardini è stata la mostra top dell'anno 2016 a Venezia

VENEZIA. Se ci sarà davvero un futuro migliore per le periferie del mondo, se troveranno soluzione le emergenze di lunga data - che ancora si chiamano così perché chi dovrebbe risolverle spesso ha guardato e sta guardando da un’altra parte - o quelle del momento, che bussano alla porta di mezzo mondo; se tutto questo accadrà qualcuno dovrà ricordarsi del messaggio lanciato, nell’anno 2016, dalla Biennale Architettura di Venezia, che alle periferie del mondo, e una società civile capace di organizzare meglio lo spazio del proprio sviluppo, ha guardato.

Biennale architettura: l'essenziale in un minuto

Per indagare e cercare risposte. Per indicare: perché quel che è mostrato, non può più essere ignorato. Biennale Architettura ha chiuso ieri i cancelli di Giardini e Arsenale, staccando biglietti senza sosta fino all’ultimo momento possibile. Il conteggio si è fermato sulla soglia dei 260 mila visitatori (sono stati, per l’esattezza, 259.650), in sei mesi di apertura (durata massima mai registrata). Se l’obiettivo a medio termine del presidente della Biennale Paolo Baratta è quello di far diventare Architettura “The” - la mostra, non una delle mostre - allora il bilancio non può che essere positivo:

«Abbiano scommesso» dice «impegnandoci a fondo, anche sulla durata, perché sei mesi sono un fatto straordinario. Siamo molto grati ai Paesi partecipanti per questa loro adesione a una maggiore durata. E siamo lieti dei risultati sia per quel che riguarda l’alta partecipazione del pubblico, sia per l’intensità dei numerosi momenti di colloquio, ricerca e dialogo internazionale sviluppati al suo interno. Che essa sia diventata il punto di riferimento più significativo per il mondo dell’architettura è ormai un’opinione diffusa». Il progetto del curatore cileno Alejandro Aravena - chiamato “Reporting From the Front” - ha catturato l’attenzione del pubblico per la profondità e l’urgenza del tema, e in particolare quella dei giovani, che si devono essere sentiti chiamati in causa - si parlava di futuro - per accorrere così numerosi. I visitatori sotto i 26 anni hanno rappresentato il 45 per cento dei visitatori totali, e questo è un dato eccezionale. In assoluto, perché fa pensare che quanto sviluppato da Aravena sia effettivamente un seme destinato a germogliare; e nel dettaglio perché - con il 26 per cento totale dei visitatori rappresentato da studenti che hanno visitato la mostra in gruppo - sta a significare che la Biennale (anche Architettura, in fondo la più tecnica e ostica per un pubblico non specializzato) ha fatto breccia nelle scuole, nelle università, nei luoghi di formazione. Ha costruito, sta costruendo, un suo proprio futuro e porta nuova linfa alla conoscenza.

Per il presidente Baratta, così attento al coinvolgimento dei giovani nelle iniziative della Biennale, questo dato non può che rappresentare un ulteriore elemento di soddisfazione. Grande risposta hanno avuto anche le iniziative speciali, che hanno accompagnato - assieme alle Partecipazioni nazionali e agli eventi collaterali - tutta la durata della mostra. A cominciare dal convegno Urban Age, che di solito si svolge in varie città del mondo e che invece quest’anno ha accettato l’invito di tenersi a Venezia, lo scorso luglio. E poi il Padiglione delle arti applicate, in collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra, e il progetto speciale “Reporting from Marghera and Other Waterfronts”, allestito a Forte Marghera, che ha segnato un coinvolgimento preciso della terraferma nelle iniziative della Biennale. Architetti e protagonisti hanno potuto dialogare e confrontarsi sui temi e i fenomeni presentati in mostra partecipando ai Meetings on Architecture.

Gli Educational fanno segnare un più 15% sull’edizione del 2014, con 43.950 partecipanti (comprese le visite guidate), suddivisi in 30.376 giovani e 13. 574 adulti. A loro si sono dedicati 31 operatori educational della Biennale. I dati che vengono dalla comunicazione confermano l’interesse per questa Biennale, con 3.357 giornalisti accreditati, duemila dei quali di stampa internazionale. Il risultato, sulla rassegna stampa, è di 3.045 articoli sulla stampa scritta e sui principali siti web e 98 testate televisive (di cui 68 straniere) in visita tra padiglioni e Arsenale. Il sito della Biennale ha richiamato 1.164.837 utenti unici per un totale di 6.824.154 visualizzazioni di pagina; la pagina di Facebook ha contato 283.900 fan (10% in più rispetto al 2015); 620 mila i fan in Twitter (1.800 i tweet pubblicati, più 120% rispetto al 2015) per un totale di 24 milioni di visualizzazioni. Instagram ha richiamato 96.643 fan. Come dire, di questa Biennale si è parlato nel mondo. Ora l’Arsenale chiude i battenti, se ne vanno le 65 partecipazioni nazionali (30 ai Giardini, 20 all’Arsenale e 15 nel centro storico di Venezia); se ne vanno anche i Paesi che hanno partecipato per la prima volta, Filippini, Lituania, Nigeria, Seychelles e Yemen. Ma di Biennale Architettura si parlerà ancora perché i suoi spazi e i suoi allestimenti sono stati scelti come scenografia per il balletto che accompagnerà, a Capodanno, il concerto della Fenice. Un altro momento di visibilità mondiale. Dopo di allora, il progetto per un futuro migliore delle periferie del mondo resterà visibile sul sito istituzionale, la biennale.org.

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