Bici a mano a Venezia, contro il divieto scatta la petizione
VENEZIA. "Il sindaco e la giunta comunale di Venezia vorrebbero vietare ai turisti e parzialmente anche ai residenti il trasporto delle bici per le calli del centro storico di Venezia. Questo provvedimento limiterebbe pesantemente il turismo ecosostenibile di chi pedala (e non inquina) e anche la possibilità di quelli che abitano a Mestre e vogliono raggiungere in bicicletta il proprio posto di lavoro in centro storico".
Inizia così il testo della petizione su Change.org per chiedere al sindaco di Venezia di non vietare le biciclette, portate a mano, in centro storico.
La petizione in poco tempo ha quasi raggiunto i primi cento sostenitori. Nel testo pubblicato sulla piattaforma per le petizioni online si legge: "Non si capisce per quale motivo sia stata realizzata una pista ciclabile che permette di raggiungere Venezia dalla terraferma se poi non è possibile poter trasportare la propria bici a mano né tantomeno parcheggiarla a piazzale Roma per assoluta mancanza di spazi idonei. Per questi motivi si chiede che il consiglio comunale di Venezia non approvi questa modifica al regolamento di polizia municipale".
Tra i sostenitori della richiesta anche Alberto Fiorin, presidente del "Pedale veneziano" e che ha preso posizione sulla scelta dell'amministrazione. Ecco il testo della lettera di Fiorin, pubblicata nell'edizione del 28 ottobre del nostro quotidiano:
La lettera
Egregio Sindaco, apprendo dalla stampa locale delle sue intenzioni di modificare il regolamento comunale impedendo il transito delle... biciclette (anche spinte a mano) per il centro storico di Venezia. Siamo letteralmente basiti. In qualità di Presidente della Società Ciclistica Pedale Veneziano 1913, storico e glorioso sodalizio dalla vita più che centenaria con sede in centro storico, rappresento i miei 50 e più soci che condividono la passione per la bicicletta (ma anche dei tanti veneziani che in questi giorni mi hanno espresso le loro preoccupazioni)e ritengo che impedire il transito alle bici sia una vera e propria limitazione della libertà, sebbene si parli di deroga per i residenti.
In poche parole non si potrà più trasportare la bici spingendola a piedi, già non si può portarla in vaporetto: allora noi appassionati di ciclismo e cicloturismo cosa dovremmo fare, forse volare?
Durante i nostri annuali viaggi in Europa (Parigi, Cracovia, Nizza, Budapest, Capo Nord, Dubrovnik) abbiamo sempre fatto le veci di ambasciatori su due ruote della nostra città portando sempre ufficialmente il saluto del nostro sindaco e la partenza avveniva regolarmente da Punta della Salute o da Piazza San Marco.
Ora dovremo rinunciarvi? Perché?
È proprio convinto che sia questo il problema di Venezia, una città congestionata dal turismo di massa, soffocante, ottuso, pecorone?
Le grandi navi o le piccole bici?
Da pochi anni Venezia è diventata meta di circuiti europei cicloturistici – Venezia-Parenzo, Venezia-Torino, Monaco-Venezia tra i tanti – ma invece di incentivare questa modalità di approccio per nulla inquinante, rispettosa dell’ambiente, che spinge alla lentezza e alla curiosità, cosa fa il sindaco di Venezia?
Vuole multare il povero cicloturista che, dopo aver effettuato 600 o 1000 chilometri in bicicletta, desidera (secondo me a ben diritto) immortalare la fine delle sue fatiche nel luogo simbolo della città, piazza San Marco.
È questo il sacrilegio? E i bivacchi davanti la basilica, le torme di turisti intruppati che ci impediscono di camminare? Bazzecole.
È evidentemente tutta colpa dei ciclisti. Le ricordo che il codice della strada considera a tutti gli effetti un pedone il ciclista che spinge a mano la propria bicicletta e questi certo non ingombra di più di un turista che trascina una valigia o un trolley (peraltro fastidiosamente rumorosi).
E allora? Perché questo accanimento contro il mezzo di trasporto più delicato e meno inquinante?
Perché di vero accanimento si tratta, viste l’interminabile vicenda della pista ciclabile sul ponte della Libertà e del mancato collegamento tra i Pili e la zona del Vega, un tratto che da quando è entrato in funzione il tram è diventato ancor più pericoloso e fonte spesso di cadute e incidenti anche molto gravi.
Come si può pensare di impedire il passaggio in centro storico dei ciclisti se Piazzale Roma non è minimamente dotato di un bici-park, cioè un parcheggio accogliente e sicuro dove ricoverare il proprio mezzo a due ruote? Realizzate a Piazzale Roma – oppure al Tronchetto – un parcheggio dove anche i veneziani possano custodire la loro bicicletta, come pure i turisti di passaggio, e solo dopo eventualmente parliamo di impedimenti e di divieti.
Mi piacerebbe avere, per me e per tutti i nostri soci, una spiegazione, una risposta o magari anche in incontro per parlare di queste tematiche importanti per mantenere la qualità della vita in questa nostra città che sembra sempre più difficile, con l’auspicio che ci sia da parte sua e del Consiglio Comunale una dovuta riflessione.
Alberto Fiorin, Presidente della Società Ciclistica Pedale Veneziano 1913
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