Bevilacqua, petizioni di artisti e appelli a fare marcia indietro
VENEZIA. Oggi alle 16 a Ca’ Farsetti i consiglieri comunali esamineranno la proposta di sciogliere le quattro istituzioni (Bevilacqua La Masa, Centro Maree, Ente Gondola, Parco della Laguna) nella commissione presieduta dalla consigliera fucsia Marta Locatelli e aperta al pubblico.
Un cambiamento approvato dalla giunta nell’ambito della più complessiva riorganizzazione della macchina comunale, contestato da più parti, in particolare in merito al destino della Fondazione Bevilacqua La Masa.
L’assessore Zuin. L’assessore al Bilancio Michele Zuin precisa che nonostante la Fondazione Bevilacqua abbia cambiato negli anni configurazione giuridica, «il sostegno e la promozione dei giovani artisti sono continuati (…) e non si intravede alcun impedimento che possa portare alla perdita del legato testamentario, se le stesse attività vengono espletate direttamente da una direzione del Comune. Non è nostra intenzione disperdere un così grande patrimonio».
Zoggia spera nella retromarcia. Contrario l’onorevole Davide Zoggia (Pd): «Non si può ragionare su tutto secondo logiche di mercato e di ottimizzazione di costi, sforbiciando a vanvera in nome degli sprechi. Il taglio delle istituzioni culturali rappresenta un costo sociale altissimo per i cittadini. (…) Così, la Fondazione rischia di diventare un semplice ufficio pubblico. Su questa scelta non vi è stata un’accettazione supina della città, un disagio reso manifesto perfino dal capogruppo della Lista Brugnaro, Maurizio Crovato. Spero dunque che il Comune faccia retromarcia, evitando che Venezia, come evidenziato dall'Unesco, esca dal novero delle capitali culturali del pianeta».
Il testamento. Il 17 febbraio 1899 lo studio notarile Carlo Candiani di Venezia acquisiva il testamento di Felicita Bevilacqua. Nel testo la donna indicava come «erede universale» l’ente morale a capo dell’«Asilo di Quiete Bevilacqua La Masa», una casa di riposo che successivamente avrebbe avuto sede nel castello di Felicita nel Comune di Bevilacqua, a Verona, con una chiesetta annessa. Il castello è stato poi venduto a privati, mentre la chiesetta è rimasta del Comune, come ricorda l’ex sindaco di Bevilacqua Gianni Moro. La Regione successivamente ha spostato i beni della casa di riposo al Comune di Bevilacqua, ma rimangono alcuni passaggi da verificare.
Il lascito al Comune. Nel testamento Felicita Bevilacqua precisa di voler lasciare «il mio palazzo (Ca’ Pesaro, ndr) e la casetta sulla fondamenta con la condizione che non possa mai in perpetuo essere in tutto o in parte venduto ceduto nè permutato e serva agli usi seguenti...». Tra questi quello destinato ai giovani artisti che non possono pagarsi gli studi. Nel 1902, però, in seguito alla richiesta di molti artisti di trasferirsi al Lido – che in quegli anni stava fiorendo – il Palazzo viene dato al Comune. Quando gli artisti torneranno a Venezia, il Comune offre come sede Palazzo Carminati e la Galleria di San Marco. In seguito acquisirà anche il Chiostro di Cosimo e Damiano. L’unico edificio in affitto è Palazzetto Tito dove attualmente c’è un archivio esclusivo, una biblioteca e una sala incontri.
Discrepanze. Nel documento Felicita Bevilacqua si raccomanda che in caso di discrepanze sulla gestione del testamento si seguano i consigli «di valentuomini superiori per sapere e onestà». È proprio sul grande patrimonio immateriale che la comunità di artisti e intellettuali punterà per chiedere che la Fondazione mantenga la totale autonomia e continui a essere un faro culturale senza legami politici.
Petizione. Intanto su Avaaz è stata lanciata una petizione dall’artista Thomas Braida per non toccare la Fondazione.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia