Berlusconi e i suoi legali veneti indagati per corruzione di testi

L’avvocato di Santa Maria di Sala Nicolò Ghedini e il padovano Piero Longo iscritti dalla Procura con l’accusa di aver organizzato le false dichiarazioni di Ruby e delle altre prostitute davanti ai giudici
L'avvocato Nicolo Ghedini, uno dei difensori di Silvio Berlusconi (d), in aula per l 'arringa della difesa al processo Ruby, Milano, 3 giugno 2013. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
L'avvocato Nicolo Ghedini, uno dei difensori di Silvio Berlusconi (d), in aula per l 'arringa della difesa al processo Ruby, Milano, 3 giugno 2013. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

SANTA MARIA DI SALA. Silvio Berlusconi è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Milano in un nuovo filone d'inchiesta relativo agli sviluppi del cosiddetto caso Ruby, quello aperto dai magistrati dopo che è risultata evidente la discordanza tra i fatti e quanto dichiarato in un secondo momento da alcuni dei testimoni.

L’inchiesta e già denominata convenzionalmente Ruby ter. L’indagine quindi vuole fare luce sulla forte possibilità, in base a dichiarazioni già acquisite, che alcuni testi siano stati pagati per dichiarare il falso davanti ai giudici: corruzione in atti giudiziari.

Insieme con l'ex premier risultano iscritti anche i suoi legali Niccolò Ghedini, originario di Padova ma residente a Santa Maria di Sala, e il padovano Piero Longo, oltre ad altre 42 persone.

Il loro nome, insieme a quello di altre 43 persone, risulta iscritto nel registro degli indagati per il terzo filone di indagine sul caso Ruby. Tra gli indagati, da quanto trapela in Procura a Milano, risultano anche le Olgettine e la stessa Ruby che sarebbero accusate di aver mentito a pagamento. Per loro l'accusa dovrebbe essere di favoreggiamento o di corruzione in atti giudiziari, mentre per i legali l'accusa sarebbe di corruzione di testimoni.

Si tratta di un'indagine dovuta. Secondo quanto infatti indicato dalla quinta sezione penale del Tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza, Silvio Berlusconi è "gravemente" indiziato del reato di "corruzione in atti giudiziari" per aver pagato il silenzio non solo delle ragazze chiamate a testimoniare sulle serate ad Arcore, ma anche e soprattutto di Ruby alla quale - questa è l'ipotesi - avrebbe promesso "un ingente compenso se
avesse taciuto o 'fatto la pazza'''.

In questo contesto di "contaminazione probatoria", così definito dal Tribunale, la ragazza ha detto al telefono, intercettata, che stava aspettando ''5 milioni'' di euro dall'ex presidente del Consiglio.
   Il Cavaliere, secondo i giudici, è ''colui che elargiva le somme di denaro'', circa 2500 euro al mese per ciascuna delle 18 ragazze, ora indagate per falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari, che hanno preso parte alle serate di Arcore.
Versamenti che Berlusconi, secondo quanto riporta oggi 'La Repubblica', avrebbe sospeso da qualche mese, dalla fine dello scorso anno.
   L'accusa di corruzione in atti giudiziari, oltre al leader di Forza Italia, riguarda anche gli storici difensori Ghedini e Longo ed è relativa, in particolare, alla convocazione delle 'Olgettine' ad Arcore datata 15 gennaio 2011 (all'indomani delle perquisizioni della Procura di Milano) in vista delle loro deposizioni al processo "a favore" dell'ex premier.

I due legali sono indagati, in particolare, ''per aver partecipato nella loro qualità di difensori'' del Cavaliere alla riunione del 15 gennaio 2011. Diciotto le ragazze che hanno risposto alla convocazione e si sono presentate a Villa San Martino quel giorno.
   Berlusconi, inoltre, avrebbe corrotto anche un'altra giovane, la giornalista di Mediaset Silvia Trevaini, la quale, oltre al compenso mensile, ha ricevuto il ''regolare stipendio'' e, nel corso degli anni, una serie di extra, cifra intorno agli 800mila euro, che le sono serviti per acquistare prima un appartamento a Milano Due poi uno nel pieno centro di Milano. In più, per lei l'ex premier avrebbe comprato varie ''autovetture''. 

''In relazione alla notizia della nostra avvenuta iscrizione nel registro degli indagati nel procedimento cosiddetto Ruby ter, si deve osservare che si tratta di un atto dovuto in relazione alle indicazioni prospettate nel processo cosiddetto Ruby bis''.  E' quanto dichiarano l'avvocato Piero Longo e l'avvocato Niccolo' Ghedini.
   ''E' auspicabile che la Procura, che nulla aveva rilevato di antigiuridico nel corso dei dibattimenti, voglia procedere ad una rapida valutazione del materiale in atti da cui non potra' che derivare una richiesta di archiviazione'', concludono i due legali.

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