Battisti è libero, dolore e rabbia a Santa Maria di Sala

Il Brasile ha negato l'estradizione per l'ex terrorista, condannato tra gli altri anche per l'omicidio di Lino Sabbadin
VENEZIA. Cesare Battisti non solo non sarà estradato in Italia ma torna immediatamente libero. Dopo oltre quattro anni di detenzione nel carcere di Papuda, oggi il Supremo Tribunal Federal brasiliano ha messo definitivamente la parola fine ad una vicenda giudiziaria lunghissima, che ha pericolosamente raffreddato i rapporti tra Italia e Brasile e che rischia ora di trasformarsi in vera e propria crisi diplomatica.


''Le motivazioni addotte per il rigetto del ricorso rappresentano uno schiaffo alle istituzioni italiane, un atto indegno di una nazione civile e democratica'', ha commentato a caldo per il governo il ministro della gioventù Giorgia Meloni in attesa delle prese di posizioni di Quirinale e Palazzo Chigi

che non potranno che essere altrettanto dure.


Parole, quelle della Meloni, dalle quali si coglie in pieno la rabbia e l'amarezza del governo italiano di fronte a questa pur prevista conclusione del delicatissimo caso Battisti. L'ex terrorista rosso ha atteso nel carcere di Papuda questa sentenza: fu arrestato nel marzo del 2007 dopo una latitanza

ultraventennale perlopiù spesa in Francia, dove si è fatto conoscere come affermato scrittore. La giustizia italiana lo cerca sin dalla latitanza in Francia per fargli scontare i quattro ergastoli a cui è stato condannato in contumacia per fatti di sangue in Italia negli anni '70. Ben quattro omicidi

che però Battisti ha sempre detto di non aver commesso.


La vicenda si chiude dopo un percorso lunghissimo, tutto giocato sul filo del diritto internazionale e delle leggi interne brasiliane. Anche oggi il Supremo Tribunale ha impiegato ben 6 ore e 45 minuti per arrivare ad una decisione non unanime (sei a tre) ma certamente di larga maggioranza. La 'luce verde' della Corte era nell'aria e si è capito subito che Battisti avrebbe presto esultato quando i giudici hanno seccamente respinto la possibilità di esaminare il ricorso dell'Italia contro la decisione dell'ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva di negare l'estradizione a Cesare Battisti. A nulla sono servite le pressioni fortissime esercitate dall'Italia in tutte le sedi.


Cesare Battisti non tornerà in un carcere italiano, almeno per il prossimo futuro. ''Sono ovviamente felice, la vita è bella'', ha gioito la fidanzata brasiliana dell'ex terrorista rosso. Dopo qualche ora Battisti è uscito dal carcere di Papuda con una macchina nera insieme con il suo legale Luis Eduardo Greenhalgh ed ha salutato con la mano. L'ex terrorista rosso non ha rilasciato alcuna dichiarazione.


Battisti è stato condannato con sentenza definitiva all'ergastolo per quattro omicidi. La prima vittima è Antonio Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria, ucciso il 6 giugno 1978 a Udine. Il delitto viene rivendicato il giorno dopo dai Proletari armati per il comunismo (Pac). Altri due omicidi lo stesso giorno, il 16 febbraio 1979: alle 15 circa a Milano il gioielliere Pierluigi Torregiani (il 22 gennaio precedente aveva ucciso un rapinatore durante una tentata rapina), alle 18 a Santa Maria di Sala (Venezia) Lino Sabbadin (si era opposto con le armi ad un tentativo di rapina), macellaio di Mestre. Per quest'ultimo omicidio - secondo i giudici - Battisti ha fornito 'copertura armata' all'esecutore materiale. Infine, l'ultimo omicidio il 19 aprile 1979: a morire è Andrea Campagna, agente della Digos.


''Per me, per noi, è uno schiaffo; è l'ennesimo schiaffo'': sono cariche di amarezza le parole di Adriano Sabbadin, figlio di Lino. Sabbadin si dice convinto che l'Italia ha fatto tutto il possibile per ottenere il rimpatrio di Battisti, e lancia un invito a partecipare alla cerimonia che domenica prossima vedrà l'intitolazione di una piazza di Caltana di Santa Maria di Sala alle vittime del terrorismo. ''Sarà un modo per ribadire il nostro sdegno davanti alla decisione dei giudici brasiliani''

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