Battiloro, remèr, mascherèr gli ultimi artigiani in mostra

I ritratti del fotografo Massimo Scalabrin da domani alle 17 alla Scuola Grande  di San Teodoro. «Siamo un mondo che resiste e non vuole arrendersi»  
Gli ultimi artigiani. «Esistono ancora, sono uomini e donne speciali che creano la bellezza degli oggetti con le loro mani. Che tramandano saperi antichi e non si arrendono».


Un tributo ai “mestieri di Venezia”, una Venezia che quasi non c’è più, la mostra fotografica che si apre domani pomeriggio alle 17 alla Scuola Grande di San Teodoro, in campo San Salvador.


A cercare per mesi volti e gesti che fanno di Venezia una città viva, che non vuole arrendersi, è un giovane fotografo anche lui veneziano doc Massimo Scalabrin, di “Laguna photografica”. Ha lavorato per National Geographic e a progetti naturalistici. Adesso espone ritratti degli “artigiani artisti” della sua città.


Mario Berta, ultimo dei battiloro che porta avanti l’azienda di famiglia fondata nel 1926; Paolo Brandolisio, maestro remer, ex ragazzo di bottega di Giuseppe Carli, che insieme a Saverio Pastor ne ha trasmesso i segreti dell’arte della costruzione di remi e forcole.


E poi c’è Anna Campagnari, campionessa del remo che ha vinto quattro volte in Regata Storica, due volte seconda.


Adesso è lei che realizza a mano le bandiere che si consegnano ai primi quattro classificati della Storica. Mestiere antico, che continua a vivere. Ecco Sofia Sarria, che fa a mano le maschere tradizionali della Commedia dell’Arte. Made in Venezia e non in China.


E poi c’è Claudia Vittori, restauratrice di opere d’arte che ha rimesso a nuovo la pala di Palma il Giovane nella chiesa dei Gesuiti e due tele di Paolo Veronese nella chiesa di San Pietro Martire a Murano. Infine, Rosanna Zanetti che fa perle a lume in vetro di Murano, il maestro vetraio Pietro Zaniol, allievo dei grandi maestri Sergio Tiozzo e Ferruccio Cimarosti detto “Ciocio”.


«Un mondo che resiste, e che non si arrende», dice Anna Campagnari.


«Iniziativa meritoria, da sostenere», commenta Gianni De Checchi, segretario della Confartigianato, «una realtà su cui riflettere se non vogliamo perdere anche quel poco che resta». Le cifre della crisi sono drammatiche. Caduta verticale, scomparsa di mestieri antichi per lasciare il posto a negozi turistici, bar e fast-food. Affitti troppo alti, mercato di nicchia che non basta a far sopravvivere autentici artisti eredi di una tradizione che un tempo faceva grande la Serenissima Repubblica.


Adesso alcuni dei «sopravvissuti» che non si vogliono arrendere si espongono biografie e foto anch’esse scattate da mani d’artista. Volti e tecniche che raccontano molto più delle parole di un mondo che rischia di essere cancellato dal turismo di massa.


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