Battaglia sulla laguna del futuro «Stop al canale dei Petroli»
VENEZIA. Riecco il Piano morfologico. E la battaglia sul riequilibrio della laguna si riaccende. Dopo anni di silenzi, il monopolio del Consorzio Venezia Nuova e l’inchiesta Mose, i dibattiti sui nuovi canali da scavare e gli allarmi degli ingegneri idraulici. L’appuntamento è per il 15 dicembre all’Arsenale, area Bacini. Nella sala Conferenze di Tethis il presidente del Provveditorato alle Opere pubbliche (ex Magistrato alle Acque) Roberto Linetti ha convocato i comuni della gronda lagunare, la Città metropolitana, il Consorzio Venezia Nuova, l’Unesco e i rapprsentanti dei ministeri interessati (Infrastrutture, Ambiente, Ricerca Scientifica). Ordine del giorno, la presentazione dell’ “Aggiornamento del Piano per il recupero morfologico e ambientale della laguna di Venezia”. Prima fase di consultazione prevista dalla legge e dalla procedura di Vas (Valutazione ambientale strategica). A illustrare le linee del Piano saranno i tecnici del Corila, che lo hanno messo a punto insieme all’Università di Padova e ad altri ricercatori. Le linee guida sono quelle di avviare “difese locali” che impediscano l’erosione.
Barene artificiali che non hanno, dice il presidente del Corila Pierpaolo Campostrini, «la funzione di riportare la laguna a un ipotetico stato di fatto che non esiste più. Ma di mitigare gli effetti dei canali navigabili. E di avviare una gestione separata dei sedimenti scavati dai fondali». Insomma, realizzazione di nuove barene intorno al canale Malamocco Marghera e altri interventi del genere.
Proprio il contrario di quello che chiedono da anni gli ambientalisti. «Unica proposta per fermare l’erosione», scrive in un suo recente studio il naturalista Lorenzo Bonometto, «è quella di chiudere il rubinetto del canale Malamocco Marghera, detto canale dei Petroli». La proposta contenuta nello studio di Bonometto è quella di ripristinare l’antica via d’acqua che scorreva a fianco del canale dei Petroli, scavato a fine anni Sessanta per far arrivare a Marghera le superpetroliere che prima passavano davanti a San Marco.
Il canale Fisolo, nel suo andamento sinuoso, era l’antica via naturale d’acqua per accedere alle barene di Fusina e alla laguna centrale entrando da Malamocco. «Lasciando lì l’autostrada in laguna», dice Bonometto, «il problema non sarà mai risolto». Si apprestano a dare battaglia anche gli esperti del ministero dell’Ambiente e i comitati. «Questo Piano mette la parola fine alla possibilità del riequilibrio della laguna», dice Stefano Boato, rappresentante dell’Ambiente in commissione di Salvaguardia, «il contrario di quello che prescrive la legge». Il Piano morfologico risale al 1992, poi modificato e rifatto per adattarlo alle nuove esigenze antropiche. Fermo dal 2012, adesso ha ripreso il suo iter. Ma la strada è ancora lunga.
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