Battaglia su Forte Marghera ci penserà il tribunale
La battaglia di Forte Marghera, tra Comune e Marco Polo System Geie, finisce in tribunale. Con una delibera del 2 febbraio la giunta di Luigi Brugnaro, su proposta dell’assessore all’avvocatura civica Paolo Romor, ha autorizzato il primo cittadino a promuovere un’azione giudiziale davanti al tribunale ordinario di Venezia per ottenere lo scioglimento della società Marco Polo System Geie, che per anni ha gestito Forte Marghera.
Il Comune ha scelto la strada della liquidazione da tempo, sostenendo che la società era scaduta lo scorso 21 giugno. Una mossa anticipata il 31 luglio 2015 dal provvedimento del commissario Zappalorto che affidava la gestione provvisoria del forte alla società in attesa della nascita della Fondazione per Forte Marghera, ente poi nato e posto da Brugnaro sotto la presidenza di Enzo Castelli, ex commissario della Provincia di Venezia. Dopo due assemblee in cui l’altro socio di maggioranza, l’Unione dei Comuni greci, ha tentato il dialogo con il Comune di Venezia per evitare lo scioglimento della società, sostenendo che la società non è mai scaduta, ecco l’ennesimo atto: rivolgersi al tribunale per sancire lo scioglimento della Marco Polo.
Il prossimo 22 febbraio è prevista una nuova assemblea dei soci, la prima dopo la delibera del Comune che porta davanti ad un giudice il contenzioso sulla società. «È squisitamente un fatto politico perché il Comune di Venezia poteva tranquillamente uscire dalla società senza scioglierla, consentendo la prosecuzione con altri soci, già pronti ad entrare, ovvero i Comuni di Palmanova e della Slovenia. Ci vogliono fuori da Forte Marghera? Nessun problema, ma questo ora è accanimento», ribatte l’amministratore, Pierangelo Pettenò, ex esponente di Rifondazione comunista e oggi passato a Sinistra Veneta. «E va ricordato che dal Comune avanziamo almeno centomila euro e ci sono aziende che per questo attendono di essere pagate».
Della Marco Polo si occupa anche la Corte dei conti: la procura della Corte dei Conti vuole accertare se i soldi convogliati alla società tramite finanziamenti pubblici, comunali, statali e soprattutto europei, siano stati spesi in modo corretto. Le verifiche della Finanza, che aveva acquisito documenti anche in Comune nel novembre 2015, riguardano anche le assegnazioni degli spazi alle cooperative.
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