Battaglia referendaria Rosato viene in missione

Il capogruppo Pd alla Camera: «La riforma semplifica le istituzioni e le rende più efficaci. Chi vuole maggiore autonomia deve votare sì il 4 dicembre»
Di Francesco Furlan
CORTESE - DIBATTITO SULLA COSTITUZIONE AL SAN GAETANO. MARIO BERTOLISSI CORTESE - DIBATTITO SULLA COSTITUZIONE AL SAN GAETANO
CORTESE - DIBATTITO SULLA COSTITUZIONE AL SAN GAETANO. MARIO BERTOLISSI CORTESE - DIBATTITO SULLA COSTITUZIONE AL SAN GAETANO

L’incontro con i sindaci Pd della città metropolitana di Venezia, per chiamarli a combattere una battaglia referendaria il cui esito - dicono i sondaggi - è ancora molto incerto. E poi la visita all’impresa Galentis di Marcon - scelta come simbolo del Nordest che sa innovare, è un’azienda chimica nel settore farmaceutico - e due incontri pubblici, nel tardo pomeriggio a Mestre (alle 18) e in serata a San Stino di Livenza (21), per discutere proprio del referendum costituzionale, in vista del voto del prossimo 4 dicembre. Giornata veneziana per Ettore Rosato, considerato un renziano di ferro, capogruppo del Partito democratico alla Camera dei Deputati.

Rosato, partiamo dalla sua visita a Marcon e dall’ultima Legge di bilancio: perché chi fa impresa dovrebbe esserne soddisfatto?

«È una legge di bilancio che sostiene gli investimenti del settore produttivo, ad esempio con il super ammortamento al 140%, e che riduce la pressione fiscale prevedendo risorse e incentivi nei settori della ricerca e dell'innovazione, strategici in un’area come quella nel Nordest».

È iniziata la campagna in vista del referendum costituzionale. Oggi, nei due incontri in programma, spiegherà le ragioni del sì. Ma come cambia il rapporto tra lo Stato e le Regioni con la nuova riforma?

«La riforma permetterà di dire basta con le competenze condivise tra Stato e Regioni che generano conflitti, danno da lavorare agli avvocati ma bloccano gli investimenti e le infrastrutture di cui il Paese ha bisogno. La riforma prevede l’accentramento a Roma di alcune delle competenze strategiche e, finalmente, la definizione del federalismo differenziato».

A proposito di federalismo: in Veneto c’è un altro referendum di cui si discute molto, ed è quello per l’autonomia del Veneto, promosso dalla Regione. Qual è la sua posizione?

«Credo che, con questa riforma costituzionale, il referendum per l’autonomia del Veneto non abbia più senso. Chi vuole maggiore autonomia per il Veneto deve votare sì al referendum del 4 dicembre perché è l'unico voto che può avere degli effetti concreti e positivi. Il federalismo differenziato infatti permette allo Stato di delegare alle singole regioni materie specifiche. Una Regione come il Veneto potrà competere con quelle vicine, a statuto speciale, chiedendo maggiore autonomia, e di conseguenza avendo maggiori risorse. Potrà farlo a patto che abbia i conti del bilancio in ordine, unico vincolo previsto per poter devolvere ulteriori poteri e premiare così le Regioni virtuose».

Qual è l’aspetto più importante di questa riforma costituzionale?

«È una riforma che semplifica le istituzioni e le rende più efficaci attraverso il superamento del bicameralismo perfetto».

Il premier Renzi ha rivisto la sua posizione ma è difficile non collegare l’esito del referendum alla vita del governo: se dovesse vincere il no?

«Noi lavoriamo al piano A, che prevede la vittoria del sì per una riforma di cui si discute da 30 anni e che ha sempre visto il centrosinistra impegnato per questo. Ma non solo il centrosinistra, i contenuti di quanto votato sono stati condivisi anche con il centrodestra, a cui chiediamo la coerenza di dire sì nell’interesse del Paese».

Il Pd però è spaccato perché c’è chi teme gli effetti del combinato disposto, così come viene chiamato, tra legge elettorale e riforma della Costituzione. C’è il rischio di una scissione del partito?

«Il nostro è un partito nel quale è ancora possibile avere delle posizioni diverse anche se poi bisogna giustificare le proprie contraddizioni».

Ma la scissione del Partito democratico è uno scenario possibile?

«Questo bisogna chiederlo a chi esprime le posizioni diverse».

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