Basta vacanze rovinate dal meteo sbagliato, le previsioni le farà l'Arpav
VENEZIA. Stop alle vacanze rovinate dal maltempo: arriva il meteo certificato dall’Arpav. Per una settimana lontana dalla città, per un weekend al mare o in montagna o anche solo per una domenica sul lago, cestinate i siti Internet o le applicazioni del vostro smartphone: le previsioni, già di per sé tutt’altro che infallibili, diventano pressoché inaffidabili quando calcolate in modo approssimativo. E gli albergatori, si sa, se ne lamentano ogni anno: se il telegiornale mette una nuvola le prenotazioni crollano. E quando poi, magari, invece della pioggia spunta un sole cocente, è ormai troppo tardi per rimediare.
Per sostenere il settore turismo, il più strategico della nostra zona, la Regione Veneto ha quindi stretto un accordo, coinvolgendo l’Arpav come braccio operativo ed anche le associazioni di categoria, per avere un riscontro sulla proposta elaborata. Sul piatto arriva un nuovo sistema di previsione meteorologica, più raffinato e preciso, certificato da un ente terzo per definizione: l’Arpav. Ecco le principali novità del nuovo servizio, illustrate dal direttore del servizio meteo Arpav, Marco Monai.
Diciotto aree coinvolte. «L’informazione», spiega Monai, «copre in totale 18 aree meteoclimatiche omogenee. Tre per il litorale, che si divide tra nord (Eraclea, Caorle, Bibione), centro (Venezia lido, Pellestrina, Jesolo e Cavallino) e sud da Chioggia in giù. Altre cinque sub-aree coprono la parte montana: due per le Dolomiti (nordest e sudovest) e tre aree che spezzano le Prealpi orientali, centrali e occidentali. Poi si aggiunge un’ultima sub-area per la zona del Garda. Nello scandire gli spazi è stata posta grande attenzione per la parte litoranea: il dettaglio non è banale ed è stato ragionato, e anche un po’ mirato, proprio a valorizzare le zone con maggiore vocazione turistica».
Multilingue e più aggiornato. «Trattandosi di un prodotto destinato a un particolare bacino di utenti, ovvero i possibili turisti», continua Monai, «la traduzione in diverse lingue era una scelta praticamente obbligata. Abbiamo inserito, oltre all’italiano, anche tedesco, inglese e francese. Non solo: le informazioni sono aggiornate tre volte al giorno. E mi permetto di sottolineare che questa è una novità importante: lavoro nel settore dal lontano 1983, non abbiamo mai pubblicato più di un aggiornamento ogni 24 ore. Per la prima volta, ora, li portiamo a tre: il primo alle 9 di mattina, il secondo alle 13 e infine alle 16. Questo, va da sé, permette di offrire un’informazione quanto più possibile aderente alla realtà, perché aggiornata quasi in tempo reale».
Scientificamente elaborato. La differenza tra una previsione “certificata” e una reperibile online, più o meno in qualunque sito, è semplicemente nei criteri e nelle modalità utilizzate per elaborarla. «In genere», motiva il direttore del servizio, «le previsioni “alla buona” non solo altro che uscite automatiche di modelli meteorologici, cioè elaborazioni che portano a un certo risultato. Noi facciamo una cosa diversa: prendiamo una pluralità di uscite, da 5 a 10, che vengono analizzate ogni giorno. A lavorarci sopra c’è un pool esperto, che poi periodicamente si confronta. Non si tratta, quindi, di risultati automatici ma di una sovrapposizione tra il prodotto della macchina e lo studio degli esperti. L’esperienza decennale di studiosi preparati, io credo, è un fattore che può realmente fare la differenza».
Affidabilità. La garanzia di terzietà è data dall’ente pubblico che fornisce i dati, ma l’affidabilità è un’altra cosa. Sui cui vale la pena mettere i puntini sulle “i”: prima di tutto la validità si ferma a 4-5 giorni. Perché andare oltre, dicono all’Arpav, equivale a divulgare notizie inaffidabili. Non solo: accanto alle previsioni c’è sempre una percentuale, che indica quanto i meteorologi stessi considerino certa la previsione. «La particolare conformazione del nostro territorio», conclude Monai, «rende difficile, molto più che altrove, elaborare previsioni certe. Indicarne l’affidabilità è dunque una questione di correttezza e serietà: poi sta all’utente valutare il da farsi».
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