«Basta scritte Br, tuteliamo la biblioteca»
Gli studenti: «Episodi gravi da non sottovalutare, subito le telecamere»
Il clamore sulla ricomparsa delle scritte inneggianti le Br sui muri della biblioteca hanno creato scompiglio fra gli studenti che normalmente frequentano le sale di lettura di via Miranese. E’ già la terza volta dall’inizio dell’anno che le mura della biblioteca e nel mirino della propaganda a favore del terroristi rossi. Nel giardino esterno alla palazzina comunale, ieri, i frequentatori abituali delle sale di lettura hanno parlato della questione che si è presentata all’ordine del giorno.
C’è chi sostiene che si tratti di fatti gravi da non sottovalutare e chi parla di mitomani, a cui sarebbe bene evitare di dare troppo spazio mediatico. «E’ sicuramente un fatto grave - afferma Marta Codato - la comparsa per la terza volta consecutiva di scritte di propaganda terroristica. Vicino al simbolo delle Brigate rosse è comparso anche il nome del centro sociale Gramigna di Padova. Quindi, si può pensare che gli autori delle scritte più che dei veri e propri fiancheggiatori delle Br siano dei simpatizzanti di area anarchica. Purtroppo c’è ancora gente che crede in una possibile cambiamento della società che avrebbe a che fare con la rivoluzione».
In una città dove le Brigate Rosse hanno ammazzato degli innocenti, quasi 30 anni fa, prima il dirigente del Petrolchimico Sergio Gori (29 gennaio 1980), poi il commissario Alfredo Albanese (12 maggio 1980) e poi il direttore del polo chimico Giuseppe Taliercio (20 maggio 1981), scrivere degli slogan a favore dell’organizzazione terroristica è qualcosa di particolarmente pesante. «La mia impressione - afferma Nicoletta Bortoluzzi - è che si tratti di mitomani, di ragazzi che non sanno nemmeno quello che scrivono. Non credo che tutte le persone che per atteggiamento si credono dei rivoluzionari abbiano le conoscenze e gli strumenti per capire a pieno la questione».
«Ci sono persone che cercano di farsi notare magari anche scrivendo degli slogan a favore del terrorismo - commenta Federico Costantini - e il problema è che non si dovrebbe cadere in questa trappola, dando loro tanta attenzione». «Potrebbero essere dei veri fiancheggiatori - afferma una ragazza - ma anche solo delle persone che cercano di farsi notare. Molti di questi ragazzi, che sembrano dei rivoluzionari, se si guarda bene sono solo delle persone che esprimono il loro disagio, cercando di farsi notare con atti che possono sembrare incomprensibili». «Probabilmente gli autori degli slogan - afferma Sara Cesana - sono solo persone che non riescono a trovare niente di meglio nella vita che farsi notare attraverso queste gravi, che oltre tutto deturpano un edificio pubblico». Dello stesso tenore il parere di Eugenia Pafumi, che afferma: «Non penso che si tratti di reali fiancheggiatori delle Brigate rosse - ma solo di mitomani». La direzione della biblioteca ha annunciato che per evitare la ricomparsa delle scritte, nei prossimi giorni installerà una telecamera.
Argomenti:brigate rosse
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