«Basta rimpalli di responsabilità. Ora querele»

Il Comitato No Gpl chiede a Comune e Ministero di agire. In arrivo il docufilm su Viareggio

CHIOGGIA. I corresponsabili dell’impianto gpl dovranno risponderne. Si profilano diffide legali per gli enti che, pur avendone possibilità, non metteranno in atto azioni concrete per fermare il cantiere. Lo ribadisce il comitato No Gpl, stanco dei rimpalli di responsabilità, in particolare tra Ministero dello sviluppo economico e Comune.

Il comitato vara nuove iniziative. Tra queste l’incontro con l’associazione “Il mondo che vorrei”, fondata dai familiari delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio, che il 12 maggio saranno a Chioggia in occasione della proiezione del documentario “Ovunque proteggi”, cortometraggio di 12 minuti che racconta la dimensione umana di quanto accaduto la notte del 29 giugno 2009 a Viareggio quando scoppiò un vagone contenente gpl. Nel disastro morirono 32 persone.

«Quella di Chioggia sarà la 60sima proiezione», ricorda Roberto Rossi (nella foto), presidente del comitato No Gpl, «negli anni i familiari delle vittime hanno trasformato il loro dolore intimo in una battaglia di civiltà. Anche la nostra battaglia sta andando avanti per fermare l’impianto. Lo abbiamo sempre detto che le nostre azioni vogliono unire la città intera per contrastare un’opera nefasta, approvata senza che i cittadini nulla sapessero e nulla potessero dire».

Il comitato, tacciato negli ultimi giorni di usare canali privilegiati (politici) per ottenere incontri ai ministeri dove invece le porte sono chiuse per gli assessori grillini, non vuole accendere polemiche ma qualche sassolino se lo toglie.

«Con il lavoro degli attivisti», precisa Rossi, «sono emerse le responsabilità e le criticità di questo impianto, diventate patrimonio di tutta la città. Abbiamo coinvolto tutte le forze politiche a tutti i livelli per supportare le azioni di opposizione al deposito, cercando sempre un dialogo con il Comune. Non accettiamo e tantomeno rispondiamo a provocazioni che vorrebbero dividere un fronte comune perché sappiamo che nelle divisioni chi ci guadagna è chi l’impianto lo ha voluto. Le criticità che possono portare alla chiusura del cantiere sono evidenti, ma assistiamo a un vergognoso rimpallo di responsabilità su chi deve provvedere a farlo. È tempo di mettere in atto tutte le azioni possibili, a qualsiasi livello e in qualsiasi ambito, per non divenire corresponsabili».

Elisabetta Boscolo Anzoletti

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