«Basta protestare sporcando la città»

Il giorno dopo lo sciopero sociale, organizzato dal gruppo universitario Lisc e dal Collettivo del Sale Docks e culminato con il posizionamento del «Monumento al Precario» a Punta della Dogana, qualcosa l’ha da dire la Fondazione Pinault e il gruppo «I nostri Masegni puliti e splendenti», contrariato dalle scritte trovate sui muri dopo il corteo.
«Vogliamo spiegare due cose», dichiara la Fondazione che gestisce Palazzo Grassi e Punta della Dogana, «il programma per i mediatori culturali è organizzato da Ca’ Foscari, l’università con la quale siamo convenzionati. Venerdì, quando è passato il corteo, abbiamo chiesto ai nostri mediatori culturali se ne sapevano qualcosa e hanno detto di no. Forse bisognerebbe contattare tutti i mediatori e poi capire se è un problema». Nel sito dell’Università Ca’ Foscari sono pubblicati i bandi per il percorso formativo dei mediatori, attivo dal 2009, che prevedono un minimo di 120 ore per 500 euro lorde, costo contestato dagli attivisti e ritenuto basso. «La paga la decide Ca’ Foscari», prosegue la Fondazione Pinault con 27 mediatori in totale all’anno per tre mostre, «i mediatori culturali non si sostituiscono a nessuno, sono nelle sale disponibili a raccontare qualcosa in più sulle opere. Alla fine scelgono un’opera e la spiegano al ciclo di incontri aperto alla cittadinanza e gratuito “L’Opera parla”. È un percorso didattico e nessuno si è mai lamentato».
Il progetto di formazione, diretto dal professore Giuseppe Barbieri, ha lo scopo di introdurre gli studenti interessati nel mondo dell’arte, facendo fare un’esperienza direttamente sul campo. I manifestanti contestano questa pratica, assimilandola a un diffuso sfruttamento nel settore culturale che, attraverso tirocini, stage e percorsi formativi, finisce per sottopagare i lavoratori preparati, laureati o ancora studenti, come ripetuto nel corso della protesta pacifica. Pacifica sì, ma per qualcuno con qualche adesivo e scritta di troppo: «Ci meravigliamo che proprio chi manifesta per la cultura», hanno sostenuto Cecilia Tonon e Alberto Alberti del gruppo masegni, «compia questi gesti anticulturali. Non abbiamo nulla contro la manifestazione, ma bisogna smetterla di protestare in questo modo, sporcando i masegni o i marmi della città con spray o adesivi. Anche gli adesivi o i fogli che vengono incollati rovinano i muri e lo vediamo bene quando, una volta raschiati via con tanta fatica, tornano alla luce pareti bellissime. Il Comune dovrebbe mettere in punti strategici una bacheca grande dove è possibile affiggere senza pagare il timbro. Venezia è di tutti e per questo abbiamo attivato percorsi da fare nei quartieri per ripulirli da scritti e adesivi, uno lo faremo proprio oggi in Campo San Polo, con l’Associazione Cerchi d’Onda dei Frari. Chi vuole può venire». «Ci sembra più indecorosa la situazione di precarietà dei lavoratori nel campo della cultura» ha replicato uno dei portavoce della manifestazione Marco Baravalle, «ma ci dispiace, rifaremo il giro e se c’è qualche scritta sul marmo o sui masegni ascrivibile a noi la puliremo. La manifestazione è stata pacifica e comunicativa, cerchiamo quindi di guardare la luna e non il dito».
Vera Mantengoli
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