«Basta precarietà e più qualità» Le educatrici scendono in piazza
«Non vogliamo precarietà ma servizi di qualità». Striscioni, cartelli, anche pentole utilizzate come tamburi improvvisati, per fare rumore, sfidando la pioggia battente con un girotondo di protesta.
Sabato mattina, da via Palazzo davanti al Municipio di Mestre fino a piazza Ferretto, è andata in scena la manifestazione di una sessantina di educatrici ed educatori degli asili nido e delle scuole materne del Comune di Venezia. La stragrande maggioranza sono donne. Il sindacato Diccap le ha riunite in piazza per rendere pubblico il malcontento di un settore importante, alle prese con problemi di organico, assenze da colmare con lo straordinario e carenze che rischiano di mettere in forse la qualità di servizi educativi che in questi decenni sono diventati il fiore all’occhiello dell’amministrazione comunale veneziana.
C'è chi lavora da precaria da quindici anni e ogni anno a luglio non sa se a settembre sarà richiamata in servizio. C'è chi fa il supplente “volante” a chiamata a seconda delle assenze giornaliere in nidi o scuole materne del Comune e deve spostarsi da Pellestrina fino alla periferia di Mestre. Le segnalazioni di disservizi o carenze, spiega Chiara Pavan del Diccap che ha partecipato alla protesta assieme al coordinatore regionale Luca Lombardo, «sono oramai quotidiane, in particolare per i nidi della Municipalità di Mestre centro». In media su circa 350 educatrici ed educatori dei servizi scolastici per i bambini del Comune di Venezia, almeno un terzo è un lavoratore precario. Le carenze di organico rischiano di pregiudicare la qualità dei servizi, con ricadute sulle famiglie e in particolare sui piccoli utenti.
«Il rapporto previsto dal regolamento comunale, quello che prevede un educatore ogni sei bambini, è garantito in pratica solo nella fascia centrale della giornata, dalle 10.30 alle 13», raccontano alcune lavoratrici, «ma i nidi sono aperti per un totale di nove ore e lavorare senza compresenza significa sobbarcarsi tante responsabilità e stress a cui si aggiunge anche tutto il lavoro in più per le scartoffie burocratiche che sono richieste. Il ricorso alla straordinario è la prassi e tocca essere sempre reperibili. Ma lo stipendio non cambia: 1.300 euro al mese se va bene». Le difficoltà per nidi e materne si sono acuite dalla gestione commissariale in poi, continuano a spiegare.
«L’emergenza è oggi lo sforamento del patto che blocca le nuove assunzioni e su cui speriamo il governo agisca velocemente con un decreto “Salva Venezia”», spiegano i sindacalisti del Diccap, «ma di fondo è l’organizzazione di questi servizi che va ripensata e noi chiediamo all’amministrazione di avviare un confronto serio, portando anche proposte concrete, ma al momento in Comune la situazione è di evidente stallo». Un altro problema, evidenziato ieri, è quello dei 250 lavoratori precari del Comune, operanti in vari settori (Politiche sociali, educative, amministrativi) che al 31 dicembre 2016 vedranno scaduti i loro contratti senza possibilità di rinnovo per lle nuove norme sul Jobs act. «Serve un processo di stabilizzazione attraverso dei pubblici concorso e risorse messe a bilancio ma al momento non ci sono soldi», dice il Diccap.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia