«Basta meline, il mondo non ci aspetta»
Nel 2015 la nuova Via della Seta passa ancora per Venezia, ma per poter beneficiare appieno di questo corridoio commerciale il porto e l'industria lagunare devono rilanciarsi assieme, liberandosi dal giogo della burocrazia e guardando uniti all'importante viatico dell'alto Adriatico. È questo il messaggio che ieri mattina il presidente dell'Autorità Portuale, Paolo Costa, ha voluto lanciare dalla sede di Grandi Molini Italiani in occasione dell'inaugurazione dell'anno 2015. Sotto un ampio padiglione in tela e acciaio, all'ombra dei silos di Porto Marghera, anche Riccardo Nencini, viceministro dei Trasporti, Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia, Natalino Manno, subcommissario prefettizio, tra gli altri, hanno sviscerato le possibilità di un nuovo matrimonio tra la marittima e l'area produttiva della città giardino, prima di cedere la parola alla tavola rotonda di esperti, impegnati a valutare i possibili scenari futuri.
Vero mattatore della mattinata è stato Paolo Costa. A due giorni dalla manifestazione dei “No grandi navi” il presidente del porto ribadisce quella che per lui resta la migliore soluzione per il problema delle grandi navi, ovvero lo scavo del nuovo canale Contorta-Sant'Angelo. «L'unico modo in cui possiamo preservare i traffici crocieristici ed evitare di compromettere la tratta commerciale di Marghera» ha ribadito «è quello che abbiamo già consegnato nelle mani del governo e che ora è al vaglio della commissione competente. Non possiamo perdere altre occasioni. Il mondo va troppo veloce, non ci aspetta. Mentre noi facciamo melina, su crociere e offshore, i nostri competitor vanno avanti, crescono, ci attaccano da ogni parte, spesso sostenuti da sistemi-Paese che li agevola, non che li ostacola».
In ogni caso, lasciate da parte le polemiche, il fulcro della relazione di Costa verteva sui risultati ottenuti dallo scalo lagunare negli ultimi mesi e sul già accennato gemellaggio con l'area industriale. «Siamo in crescita, merito del momento favorevole e di certi settori che non conoscono crisi» ha spiegato Costa «come quello turistico e del trasporto container. Nei primi mesi del 2015 le movimentazioni Teu a Venezia sono aumentate del 18,8%, più che negli altri porti italiani adriatici e tirrenici (fatto salvo Livorno, che registra un impressionante +31%). Dal 2002 al 2013 la quota delle esportazioni italiane extra Eu è passata dal 38 al 46% ed entro il 2020 supereranno quelle intracontinentali, portando ad un raddoppio dei flussi portuali. Se questo è lo scenario futuro è facile capire perché anche le industrie possano trarre beneficio dalla scelta di spostare la produzione di nuovo a Porto Marghera, ad un passo dai collegamenti marittimi e alle porte di quelli ferroviari e su gomma che conducono al nord Europa, come l'autostrada del Brennero».
Per sostenere una simile mole di traffico, però, servono infrastrutture pienamente sviluppate. «Dal 2004 al 2014 il porto ha investito 525 milioni, tradottisi in 12 chilometri di banchine, 163 accosti operativi, 135 chilometri di ferrovie, 40 chilometri di strade e sette di fibra ottica, oltre ai numerosi interventi per l'accessibilità, la semplificazione doganale e la riattivazione del Punto Franco. Con il piano che abbiamo presentato» ha concluso Costa «potremo investire altri due miliardi, di cui solo 700 milioni provenienti dal governo».
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