«Basta illegalità diffusa al villaggio sinti»

L’assessore Venturini dopo il sopralluogo della giunta: «Nessuna corsia preferenziale per gli abitanti, rispettino le regole»
Di Marta Artico
Foto Agenzia Candussi/ Morsego/ via del granoturco, Favaro Veneto/ sopralluogo al campo Sinti.
Foto Agenzia Candussi/ Morsego/ via del granoturco, Favaro Veneto/ sopralluogo al campo Sinti.

È schietto l'assessore alle Politiche educative e sociali all'indomani del sopralluogo al villaggio sinti di via Vallenari: «Nessuna corsia preferenziale per gli abitanti del campo, né tolleranza di abusi o illegalità diffusa». Venerdì la visita di ben quattro assessori, che hanno effettuato un ricognizione per il sindaco, Luigi Brugnaro.

Venturini non ha risparmiato critiche alle giunte precedenti. «Chi è stato causa della creazione del villaggio con quello che è costato e con l'attuale situazione, non può dare lezioni a questa amministrazione su quello che abbiamo ereditato. Abbiamo preso in mano questo “bubbone” creato da altri, lo sforzo è riuscire a superare l'esperienza del villaggio sinti e rafforzare servizi che sperimentino e creino integrazione, soprattutto per i minori». Prosegue: «Questa amministrazione non tollererà l'illegalità diffusa, il non rispetto dei pagamenti, gli abusivismi, illeceità di vario genere. Il villaggio è un fallimento, una zona in cui la legalità è sospesa, il nostro sforzo è riportare l'ordine e far sì che le regole vengano rispettate, non è facile, gli abitanti dovranno abituarsi».

Dei minori e della partita che riguarda la residenzialità, il Comune si sta occupando. «Abbiamo un servizio operato con un cofinanziamento comunale e ministeriale, una cooperativa esterna svolge le attività nel campo per seguire i minori e il doposcuola. Ma se i sinti si aspettano che gli andiamo a fare le carezze o l'animazione nel villaggio si sbagliano, l'integrazione si basa sul rispetto delle regole, dopodiché ci sono nuclei e nuclei». Sull'occupazione: «Non credo si debbano creare percorsi particolari. I residenti sinti si devono attivare e cercare un lavoro come tutti in città, distribuendo curriculum, certo costa fatica rispettare le regole, portare a casa lo stipendio, anche basso, e rivedere alcuni stili di vita (la tivù 42 pollici o il camper da decine di migliaia di euro), ma non vediamo perché fornire una corsie preferenziali rispetto ad altri cittadini italiani o stranieri».

Sulla vicenda, si è espresso anche l'ex vicesindaco, Sandro Simionato, tra i fautori dell'operazione che ha portato alla realizzazione del villaggio: «È un dato oggettivo che da due anni a questa parte nessuno abbia ritenuto i sinti una questione dell'amministrazione, ma non è colpa dei funzionari degli uffici, ma di chi ha il compito di dare gli indirizzi perché le cose vengano fatte. Il commissario prima e la giunta insediata da un anno a questa parte non lo hanno fatto, e hanno una responsabilità diretta». Prosegue: «I moduli abitativi vuoti o rotti sono un danno erariale, chi non tutela il proprio bene e in questo caso l'amministrazione, fa danno a se stessa e alla collettività. Le casette sono chiuse perché gran parte dei residenti sono andati in altre abitazioni e questo è un elemento positivo, segno che avevamo fatto la scelta giusta, se l'obiettivo era procedere per tappe in modo condiviso verso l'inserimento graduale in residenze».

E ancora: «Che una parte voglia trasferirsi in un appartamento, pur nel rispetto delle graduatorie, è un successo. Dopodiché va fatto un recupero intelligente di quel patrimonio, possibilità ce ne sono finché si vuole: giovani coppie, uomini separati, che vivono in condizioni difficili e complesse, lo spazio è sufficiente e la spesa calmierata dalla presenza del pubblico». Infine sulla scuola: «Se si vogliono risultati, i percorsi vanno accompagnati».

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