Basilica di San Marco, ingresso all’asciutto

I mosaici della Basilica salvi dall’acqua alta grazie a tappi speciali. Ora i lavori per l’area della Piazza

VENEZIA. La Basilica all’asciutto grazie a un “tappo speciale”. Da inizio anno il nartece della basilica di San Marco, il prezioso porticato con mosaici e pavimenti bizantini tra la facciata e l’ingresso della chiesa, non va più “sotto” ad ogni acqua alta. Salvo fino a una quota di 85 centimetri, grazie agli interventi che sono stati completati di recente dalla Procuratoria. Quattro «tappi» in metalli preziosi e gomma che vengono posti sopra gli scarichi quando l’acqua cresce.

«In questo modo», spiega l’ingegnere Pierpaolo Campostrini, «l’acqua che sale si distribuisce nel sottosuolo e non bagna più il mosaico». Fino a pochi mesi fa il prezioso pavimento veniva allagato a ogni marea superiore a 70 centimetri. Nell’estate scorsa l’acqua non è mai arrivata. Soluzione semplice, che ha consentito dopo vari studi sulla pressione e la tenuta dei materiali, di bloccare l’entrata della marea dal sottosuolo. I tombini di scarico erano stati introdotti durante i restauri del secolo scorso dell’architetto Forlati. Con il blocco degli scarichi è stato possibile anche rimuovere le ingombranti passerelle che deturpavano la splendida prospettiva del nartece, dove sono esposti splendidi e preziosi marmi policromi come il porfido rosso, il verde antico e il nero di Aquitania. Vennero portati a Venezia da terre lontane per adornare la Basilica. Davanti al vecchio portale che prima della costruzione del nartece, nel XII secolo, era la porta principale della chiesa.

Il 'nartece' della basilica di San Marco allagato a causa del fenomeno dell'acqua alta. L'acqua salata sta provocando una devastante erosione delle tessere marmoree degli antichi mosaici del pavimento. ANSA/ANDREA MEROLA
Il 'nartece' della basilica di San Marco allagato a causa del fenomeno dell'acqua alta. L'acqua salata sta provocando una devastante erosione delle tessere marmoree degli antichi mosaici del pavimento. ANSA/ANDREA MEROLA


Prima fase conclusa, dunque. E nei prossimi giorni sarà bandita anche la gara per l’esecuzione dei lavori di messa all’asciutto dell’area della Piazza antistante la Basilica. Un progetto finanziato intanto con 2 milioni di euro dal Provveditorato alle Opere pubbliche del Veneto, diretto da Roberto Linetti. Idea che era sul tavolo da anni, da sempre scartata in favore di interventi più costosi e hard progettati dal Consorzio Venezia Nuova, come l’isolamento completo della Piazza e la posa di un’enorme guaina. Adesso i tempi per mettere all’asciutto fino a una certa quota (110 centimetri sul medio mare) la parte antistante la Basilica sono maturi. «Se tutto va bene», dice l’ingegnere, «potranno cominciare in gennaio e concludersi entro l’estate».

Anche se il Mose non sarà in funzione, dunque – ipotesi sempre più probabile visti i ritardi nei lavori – la Piazza potrà vedere ridotto il numero di acque alte che la allagano ogni anno. Agli interventi davanti alla Basilica vanno aggiunti quelli già ultimati al Molo di San marco, coordinati anch’essi dalla Soprintendenza e dall’attuale Procuratore Mario Piana, che hanno portato il Molo e l’area intorno alle due colonne a una quota di 110 centimetri. La terza fase dell’intervento prevede il rialzo e la manutenzione dei masegni in trachite che ricoprono dalla metà del Settecento la Piazza, secondo il progetto di Andrea Tirali. Intervento delicato e costoso, dal momento che le vecchie pietre sono in alcuni punti sbriciolati. Essendo la pavimentazione vincolata si potrà restaurarla solo recuperando le antiche pietre, con tecniche molto particolari di ripristino.


 

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