Barriere sottomarine a Jesolo. «Copiamo Lignano e Grado»

Tecnici friulani in Olanda, nella sede della società già snobbata dal Comune. L’architetto De Simone: «Ormai è chiaro che il ripascimento non serve più» 
DINELLO - DINO TOMMASELLA - JESOLO - ESEMPI DI PROTEZIONE DEL LITORALE
DINELLO - DINO TOMMASELLA - JESOLO - ESEMPI DI PROTEZIONE DEL LITORALE

JESOLO. Operatori di Grado e Lignano in Olanda per studiare i sistemi di protezione della costa dalla mareggiata. A Jesolo invece nessuno ancora si muove.

In primavera alcuni operatori del turismo in Friuli saranno in visita alla Royal HaskoningDHV che ha presentato proprio al Comune di Jesolo un progetto, costo 100 mila euro per lo studio, senza ricevere risposta.

Si tratta del monitoraggio della costa dal Delta del Po fino a Bibione, con la proposta di barriere subacquee digradanti a 1 km dalla battigia. Progetto che potrebbe essere realizzato con circa 40 milioni, interessando la costa da Cavallino fino a Caorle, compresa la parte fondamentale di Jesolo che è la più battuta dalle mareggiate. Parola dell’architetto Fernando De Simone, collaboratore della società olandese, che sta organizzando le partenze anche per qualche amministratore regionale friulano.

Lui ha presentato il progetto ad Aja, Federconsorzi, UnionMare e Comune di Jesolo. «Il vice governatore del Veneto, Gianluca Forcolin», ricorda De Simone, «in una recente intervista ha detto che non possono essere più sufficienti i soli interventi di ripascimento con apporto di sabbia e che ci vogliono interventi strutturali. Possiamo dimostrare che i nostri sono i più efficaci oltretutto con un investimento rateizzabile, a circa 2 milioni di euro l’anno. Hanno avuto successo in Olanda, poi a San Pietroburgo. Ci sono le prove. Siamo anche disposti a confrontarci in un convegno pubblico a Jesolo per dimostrarlo, ascoltando anche altre proposte e confrontandole. Finora il ripascimento non è servito, come dimostrano i risultati ogni anno, e sono stati gettati in mare milioni di euro tutte le stagioni negli ultimi decenni. In questi casi è lecito sospettare qualcosa».

«Le barriere sottomarine potrebbero essere poi integrate da altri sistemi, come ad esempio le Reef Ball, per creare barriere coralline artificiali. Un intervento non esclude l’altro. «Sulla costa toscana», aggiunge De Simone, «è stato provato con dati scientifici e studi approfonditi che i pennelli in roccia non risolvono il problema dell’erosione e lo spostano su altri versanti della spiaggia. Così non si potrà andare avanti e nei prossimi anni rischiamo davvero di perdere la spiaggia veneta in assenza di interventi strutturali».

Intanto, la Federconsorzi sta lavorando con i suoi operatori per il ripascimento e lo spostamento della sabbia. Il presidente Renato Cattai ha fatto diversi sopralluoghi. Chiesta in particolare l’autorizzazione per lo spostamento della sabbia da zone non concessionate, dove si è accumulata, in modo da velocizzare i tempi in questo periodo favorevole di marea molto bassa.

«Noi possiamo spostare la sabbia fino a 5 mila metri cubi all’interno della zona in concessione», spiega Cattai, «ma non al di fuori della concessione. Se avessimo una deroga specifica potremmo lavorare con più celerità ed efficacia». —


 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia